Libertà o repressione?

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A Parigi, l’ 11 gennaio 2015, c’ era anche lui tra i 2 milioni di persone che camminavano per le strade della capitale francese per mostrare solidarietà alle vittime dell’ attentato terroristico al Charlie Hebdo: Mariano Rajoy, meglio conosciuto come Presidente del governo spagnolo.
La notizia non farebbe scalpore: infatti, a condurre il corteo, c’ erano i maggiori leader europei in un giorno che, d’altronde, ha aperto un dibattito internazionale riguardo i limiti della libertà (in questo caso) d’ espressione.
Ma se gli occhi del mondo erano puntati sul tragico evento, in Spagna cominciava una riflessione ancor più profonda riguardo a quelle legge, in via di approvazione, che il Partito Popolare di Rajoy proponeva e che avrebbe ulteriormente vulnerato la libertà d’ espressione, d’ informazione e di manifestazione dei cittadini spagnoli.
In particolare, ci si riferisce alla “Ley Orgánica de Seguridad Ciudadana” conosciuta come “Ley Mordaza” che sta riscuotendo le prime critiche dei cittadini e che, secondo le statistiche, non è voluta dall’ 82% della popolazione spagnola che la vedono più come una forma di repressione che come una legge per proteggere i cittadini.
Ma che cos’è esattamente? La “Ley Mordaza” è una legge che, per far fronte alle nuove forme di proteste sociali, ha aumentato sensibilmente il costo delle multe alle manifestazioni non autorizzate dallo Stato e prevede, per esempio, la proibizione di riprendere la polizia durante queste circostanze.
La reazione dei cittadini e di ONG come per esempio Greenpeace è stata chiara: questa legge limita i diritti fondamentali di manifestazione e di riunione e, ora spetta a Rajoy decidere se dare un senso o meno alla sua presenza a Parigi.

Joshua Pandolfi (4F) – corrispondente dalla Spagna

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