Interessi in gioco

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aaaLa FIFA quest’anno ha organizzato dei Mondiali che sembrano peggiorare ogni giorno di piú, dalla scelta del Paese ospitante (il Qatar) ai veti fatti da quest’ultimo e dalla stessa FIFA.

In primo luogo il Qatar è uno dei Paesi meno rispettosi dei diritti umani del mondo ma di questa scelta non ci dovremmo stupire, per il semplice fatto che anche in alcune delle edizioni passate le scelte del paese organizzatore sono state discutibili. Alcuni esempi: nel 1934 l’Italia fascista, nel 1978 l’Argentina del dittatore militare Videla e la Russia di Putin nel 2018.

Come se non bastasse, a giustificare queste scelte, c’è anche l’intervista rilasciata nel 2013 dall’ex presidente della FIFA Joseph Blatter che, nell’ccasione, ha dichiarato con un certo cinismo: “[…] Avere meno democrazia è meglio per organizzare una coppa del Mondo […]”.

Né possiamo dimenticare i divieti imposti da Qatar e FIFA. Il governo qatariota ha vietato di bere alcolici e di fare foto laddove si vedono palazzi statali, emiri o agenti di polizia; il governo del calcio mondiale ha invece proibito l’utilizzo della fascia da capitano “One Love”.

Sul secondo punto ci sono state molte polemiche da parte delle federazioni nazionali, dei calciatori e dei tifosi. Infatti alcuni capitani delle nazionali in campo avrebbero voluto indossare la fascia “One Love” a sostegno della comunità LGBTQ+, ma sono stati obbligati dalle sanzioni e dalla minaccia di cartellino giallo dichiarate dalla FIFA a indossare, ben visibile, quella regolamentare “No Discrimination”.

Nonostante questo divieto, rispettato da tutti i capitani, le squadre hanno voluto far capire il loro disappunto: in occasione del loro primo incontro, ad esempio, i calciatori della Germania –  al momento della foto di rito dell’undici titolare – hanno posato con la mano sulla bocca come a protestare contro la soppressione del diritto di parola e di libera manifestazione delle proprie idee.

Sempre i calciatori della nazionale tedesca hanno dichiarato quanto segue: “Negarci la fascia equivale a toglierci la parola ma noi non staremo fermi a guardare”.

Emma Moro

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