La morte in diretta

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Suicidio di un ragazzo on-line

Florida, Venerdi’ 21 Novembre Abraham K. Biggs, appena diciannovenne, si è tolto la vita in diretta su un sito di condivisione video davanti agli occhi esterrefatti di 1.500 persone. L’ agghiacciante spettacolo è stato filmato dalla webcam del ragazzo, il quale aveva prima annunciato a tutti i suoi “amici” di rete la sua intenzione di farla finita con un’overdose di farmaci.

Gli utenti di Justin-tv ,è questo il nome del sito, non hanno preso subito sul serio le minacce di Abraham. Molti di loro, divertiti, hanno cominciato a provocarlo incoraggiandolo a mandar giù quei maledetti medicinali. Erano sicuri che fosse tutta una farsa col solo scopo di attirare l’attenzione. Non avevano completamente torto, il ragazzo voleva sì attirare l’attenzione, ma era anche seriamente intenzionato ad uccidersi, e probabilmente quando si è reso conto che nemmeno più su internet veniva preso sul serio non ha avuto più dubbi né esitazioni. Addirittura dopo l’ingestione letale, quando il corpo del giovane oramai giaceva senza vita sul letto, molti utenti osservando le immagini del cadavere sul loro pc credevano che Abraham fosse vivo, credevano stesse ancora fingendo. Ci sono volute ore prima che qualcuno si convincesse della veridicità dell’accaduto e chiamasse la polizia.

Questo avvenimento fa senz’altro riflettere su come molti giovani cerchino su internet un’alternativa al mondo reale e ne rimangano inevitabilmente delusi. Chattare sul web è diventato spesso un modo per evadere dalla routine quotidiana, un modo per nascondersi dietro a un monitor e presentarsi agli altri sotto un aspetto diverso, magari proprio perchè insoddisfatti da quello che si è in realtà.  Abraham si considerava appunto un fallito e da parecchio tempo si era chiuso nella sua dimensione virtuale cercando in rete quello che non gli era stato dato nella realtà, ovvero sincera stima e approvazione.Quando si è accorto che su internet gli era impossibile ottenere questo, invece di farsi coraggio e pensare a ricostruirsi una vita felice nel mondo REALE ha optato per la scelta piu’ facile: il suicidio.

Non ha avuto il coraggio di ricominciare e tanto meno il buonsenso di capire che a un essere umano non possono bastare delle fredde “conversazioni” virtuali per sentirsi apprezzato e ritrovare la fiducia in sè. Si trattava di una persona che voleva essere presa in considerazione ed anche il gesto estremo non è stato che un ultimo grande tentativo di attirare gli occhi su di sè.E’ evidente che oggi più che mai gli adolescenti sentono il costante bisogno di far notare la loro presenza.Questo bisogno però è stato ricercato dal giovane americano nel luogo e nel modo sbagliato. Infatti scambiarsi messaggini è estremamente riduttivo in quanto elimina totalmente il rapporto umano di contatto fisico e visivo. Inoltre spinge spesso a recitare parti di persone che non siamo e a costruirci “castelli” enormi che ci allontanano sempre piu’ dal mondo e dalla nostra felicità.

Conoscere nuova gente è sempre bello, bisognerebbe solo non illudersi di trovare su internet una qualche soluzione ai nostri problemi.Internet non potrà mai saziare la fame di considerazione che ogni teen-ager sente dentro di sè. Se vogliamo costruirci una vita piena e felice dobbiamo trovare il coraggio di viverla, collezionando esperienze autentiche e facendoci sostenere nel nostro cammino dalle persone che piu’ ci stanno vicino. Mi piace credere nelle persone e penso che alla fine quello che conti davvero nella vita siano i vecchi, sani e calorosi rapporti umani,quelli faccia a faccia: nei quali non solo puoi sentire quello che il tuo interlocutore dice, ma anche cogliere il suo sguardo, l’intonazione della voce, la gestualità.Sono della preistorica idea che un amico debba essere una persona sulla quale si possa fare affidamento sempre e non soltanto per una chiaccherata, ma anche per un qualsiasi favore concreto che richieda la sua presenza fisica. Quindi perchè perdere troppo tempo ad instaurare effimere amicizie sul web che alla fine, si sa, procurano solo un profondo senso di solitudine?

Marco Tavassoli (4A)

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