What’s going on?

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golcondaEssere giovani è da sempre un compito arduo. Permane nell’umanità un perenne conflitto generazionale, in cui i giovani sono oscurati, criticati, rimproverati dagli adulti per il semplice dato anagrafico che li distingue e li “sovraggrada”. “I giovani d’oggi..”,”ai miei tempi..”: genitori e nonni con facce pervase di malinconia, superbia e desolazione, cercano di spiegare i nostri vizi ed esaltare le loro privazioni con frasi ricorrenti e stereotipate. Anche i giovani di ieri (ossia gli adulti di oggi) o quelli ancora più remoti hanno subito tuttavia discorsi del genere. Sono stati criticati, messi in ridicolo dai loro adulti. Difficile apprezzare ciò che non fa parte del proprio tempo; non la si capisce subito, non ci si sforza neanche di farlo e si finisce per disprezzarlo. Siamo dunque condannati da questa lotta senza fine fra generazioni? Giudicheremo noi i giovani di domani e a loro volta questi faranno lo stesso con quelli di dopo domani? Esiste una via di fuga? Certo che esiste, la stiamo costruendo noi con la nostra forza e il nostra linguaggio, ma non è detto che sia l’alternativa migliore. Noi, giovani d’inizio III millennio, siamo detti privi di valori ed ideali. Cannibali della moda. Alienati dai mass media. Apatici, bamboccioni, pigri, ignoranti. Opinioni degli adulti naturalmente, parole destinate a ripetersi in futuro, anche da qualcuno di noi sicuramente. Ma sono del tutto false? Assolutamente no! In un mondo di violenza, consumismo, bombardamento mediatico i giovani sono sempre più schiavi di meccanismi e logiche omologanti. Gli interessi sono sempre meno interessanti e i piaceri sempre più spiacevoli. I modelli di vita da seguire sono quelli delle star, di chi ha i riflettori puntati, di chi ha soldi e successo. La massima aspirazione diventa quella di far parte di questa élite, ma il risultato molte volte è solo un senso di emarginazione e inutilità. Perchè, sì, avere del talento è possibile, ma se manca l’altrui attenzione non si vale niente. Si fa di tutto quindi per farsi notare, per rendersi visibili, portando i comportamenti all’eccesso e spostando facilmente e arbitrariamente il limite di moralità. Chi è figo oggi? Chi ha 670000 amici su facebook, chi compra scarpe nuove tutti i mesi, chi va a ballare ogni sabato, chi riesce a bere otto chupitos in una sera, ma soprattutto chi si mostra senza paure e trasgredisce il più possibile. Mi drogo, guido senza patente, scippo, faccio risse. Vantarsi delle proprie “imprese” rende invincibili, sfrontati ma soprattutto, disperatamente bisognosi di attenzioni, per urlare al mondo “io esisto”. Quali sono allora i valori che ci caratterizzano? La famiglia? Sembra divenuto solo un peso. L’ amicizia? Nasce e muore come le stagioni, spesso guidata solo dalla convenienza. Gli ideali politici? Si pensava fossero morti ma le ultime manifestazioni di piazza sembrerebbero dimostrare il contrario. Il fervore politico era palpabile e contagioso. Ma quanti partecipanti per esempio hanno letto il decreto Gelmini? Quanti hanno formulato un’opinione personale in merito? La maggior parte ha preso parte perchè guidata dalla massa, da ciò che faceva l’amico dell’amico senza avere una visione chiara della situazione. Ed è proprio qui il nocciolo della questione. Seguire incondizionatamente la moda rende la nostra gioventù maledettamente triste. Ovviamente non siamo la prima generazione a seguire un determinato trend ma per noi, la “massa”, è una religione. Vogliamo sembrare per forza come gli altri, perché è l’apparenza che conta davvero. Parliamo dicendo un “cazzo” in ogni frase, iniziamo a fumare, ascoltiamo la stessa musica, ci vestiamo allo stesso modo. Siamo privati della nostra identità. Chi sono dunque i colpevoli? C’è chi ha puntato il dito ai mass media e alla loro inarrestabile influenza e smisurato potere alienante. Chi ai genitori, che ovviano alla loro assenza con doni materiali, privando i figli di un riferimento. C’è chi dice che è il mondo che sta cambiando e dobbiamo solo adeguarci. Cavolate. Il mondo da sempre e per sempre cambia e cambierà e le prime due motivazioni sono deboli attenuanti che nascondono timidamente i maggiori colpevoli. Noi. Ci troviamo nell’era dell’esaltazione dell’ignoranza, della prigionia mentale, della pigrizia cronica e della degradazione del sapere, solo grazie a noi stessi. Ma anche in questo caso una via di fuga esiste sicuramente. L’unico problema è individuarla. Su questo tema una generalizzazione sarebbe ingenua, uno studio in particolare impossibile ma una riflessione è necessaria.

Brando Ceratto (4A)

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