Martedì 05 Ottobre, ore 09.00. Nell’aula magna dell’Umberto I si sta per tentare un esperimento esplosivo, un match, una coreografia tra cinque realtà geografiche, protagoniste di scambi didattici con la nostra scuola: Svezia, Germania, Lettonia, India e Italia. Cinque culture fra quattro pareti. Cinque modi diversi di esprimere le proprie emozioni, di agitarsi sulle sedie, di parlare con gli amici, di scrutare il palco, di combattere il sonno del risveglio precoce. Una cosa in comune: la curiosità.
La sala si riempie velocemente, il brusio diventa chiasso, ma un chiasso ben più scoordinato ed eterogeneo di quello che presiede consigli di istituto e riunioni. Suoni gutturali, toni melliflui, consonanti vaganti; insegnanti biondissime impartiscono ordini perentori, dalla parte opposta dell’aula ci si indica e ci si adocchia, si urla per cercare i propri connazionali sparsi qua e là. Quando la stanza sembra non poter più contenere neanche un ospite, dal palco risuona una voce che sovrasta le altre e richiama l’attenzione; le urla si placano e gli sguardi s’indirizzano sulla professoressa Coccolo, che dà il benvenuto ufficiale ai partecipanti di questo particolare evento: “Culture meets Culture”. Con un discorso di apertura rigorosamente in inglese perché sia comprensibile al pubblico nell’insieme, inizia una giornata il cui scopo è rendere noti e condividere i frutti di incontri avvenuti nel corso del passato e del corrente anno scolastico. Interviene quindi l’assessore provinciale alla formazione professionale, istruzione ed edilizia scolastica, Umberto d’Ottavio che, con l’aiuto della traduzione simultanea della professoressa Zoppas, ricorda l’importanza di un’istruzione nella costruzione del proprio futuro e nella ricerca di un successo, non solo in ambito lavorativo, ma anche nella formazione personale di ciascuno. Uno sviluppo della propria mente che porta alla comprensione, alla tolleranza e al riconoscimento delle altre culture come una fonte preziosa di conoscenza.
Segue l’intervento di Maria Teresa Inginco, in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, che sottolinea le opportunità offerte dal confronto con altre realtà nel 2010, anno mondiale contro la povertà e la fame, per comprendere appieno la situazione da un punto di vista effettivamente globale, accettando e combattendo problemi anche apparentemente lontani da noi. L’ultimo intervento è affidato alla portavoce dell’ AFS-Intercultural Programs e la parola viene infine ceduta ai veri protagonisti della giornata degli scambi: i ragazzi. Comincia la presentazione del proprio lavoro il gruppo dei Tedeschi. Sul palco compaiono un proiettore e un ragazzo dall’aria interdetta che inizia a parlare non troppo vivacemente, commentando le slide. Lo scarso entusiasmo è in parte giustificato dall’oggetto della presentazione, le feste europee (Natale, Pasqua, Capodanno, etc …), forse oscure agli Indiani ma decisamente note a Svedesi e Italiani, che sghignazzano davanti all’evidente insofferenza dell’interlocutore. A riportare un po’ di vivacità provvedono due ragazze con il loro lavoro sulla geografia e la storia della loro città, mentre la conclusione viene affidata ad un reportage fotografico compiuto da un’alunna, che ha documentato la sua routine quotidiana immortalando ogni singolo particolare della “giornata tipo” per un totale di una cinquantina di foto, dai cereali col latte, alla pulizia orale. Decisamente più conciso è l’intervento dei tre ragazzi lettoni, che con un breve video mostrano le bellezze storiche e naturali della loro regione per poi lasciare il posto agli Svedesi. Questi, dopo due filmati per presentare la loro città natale Uppsala, stupiscono e divertono il pubblico con un video incentrato sulla rivalità fra la loro amata scuola Katte (Katedralskolan) e la scuola rivale Skrapan, le quali ogni stagione si sfidano in attività ludiche e sportive; chiudono il lavoro con un altro video di cui sono i protagonisti, una divertente parodia della loro normale vita nell’istituto. Molto vario e interessante quest’ultimo contributo, ma un’aula piena di adolescenti non può mantenere il silenzio per più di qualche ora e ormai la concentrazione è agli sgoccioli. Fortunatamente tocca ai ragazzi Indiani, che riconquistano la folla con i solari interventi della preside e di due fanciulle che fanno una breve e basilare presentazione sulle più comuni usanze e tradizioni indiane. E finalmente è il momento delle danze: sulle note d’una canzone particolarmente ritmata ed esotica (alle nostre orecchie, s’intende) prima una ragazza e poi tutto il gruppo al completo danno vita a coreografie allegre e variegate che coinvolgono anche la classe italiana ospitante, la IIIB. Segue un coro dal forte accento straniero che si esibisce nell’esecuzione di “Bella Ciao”, ma la fame inizia a farsi sentire. In disordine l’Aula Magna viene velocemente svuotata, una massa variegata di persone migra nella sala adibita al pasto, dove li aspetta un misto di cibi tipici di tutte le nazionalità. Dopo la pausa pranzo è stato il turno dei padroni di casa, gli Italiani, che fra danze e presentazioni hanno fatto conoscere agli stranieri la Torino olimpica, la cultura culinaria italiana e i pertugi più caratteristici della nostra città. L’attività finale proposta dalla scuola si è svolta mediante la formazione di gruppi di lavoro misti, ciascuno denotato da un colore, che hanno discusso sullo svolgimento della giornata stessa. Entusiasti e un po’ malinconici i saluti, alla fine dei quali ognuno è tornato alla propria realtà.
Eugenia Beccalli (4F)