Tutta colpa di Aristofane?

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La donna è da sempre considerata il “sesso debole”.

E’ stata soggiogata, maltrattata, sminuita, si è sempre pensato che necessitasse di protezione.

La domanda “Qual è il ruolo della donna nella società moderna?” sorge quindi spontanea, ma presuppone che tuttora sia necessario ribadire l’importanza della figura femminile. Continuare a parlare del suo ruolo nella società odierna e non di quello dell’uomo chiarisce l’esistenza di una differenza fondamentale tra i due sessi e che permane una discriminazione. Perché esiste una “Ministra delle pari opportunità”, come se la donna oggi avesse ancora bisogno di essere difesa come una specie in via d’estinzione?

Per secoli le donne sono state accusate, bruciate sul rogo come streghe, private dei loro diritti e della loro individualità; esse hanno dovuto lottare per acquistare un riconoscimento sociale. Eppure, nell’antichità,  rivestivano un così importante ruolo che persino la divinità era rappresentata come donna. Infatti, una statuetta d’avorio ritrovata in Germania e risalente a 35000 anni fa testimonia l’esistenza di una Dea, simbolo della fertilità. Inoltre nel Paleolitico la procreazione indicava il senso della continuità della vita stessa. Con la nascita dell’antropologia è stato dimostrato come matriarcati siano rintracciabili in Gran Bretagna, Italia, Francia e Spagna; molteplici sono le testimonianze di civiltà di donne pacifiche che credevano in una Dea Madre.

Purtroppo quando il potere religioso passò in mano agli uomini, ci fu un’inevitabile perdita di forza e potere delle donne all’interno della società patriarcale; in più la guerra e la pretesa degli uomini di avere sicurezza attraverso la paternità portarono alla loro segregazione. Ma queste, dopo aver lottato per secoli, ottennero i loro diritti. Un primo passo fu fatto da Emmeline Punkurst e da sua figlia Christabel, che con le suffragette, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, si batterono per poter votare alle elezioni politiche in Inghilterra. Nonostante le mobilitazioni di massa, la richiesta del diritto di voto, divenuto irrinunciabile per le femministe britanniche e statunitensi, incontrò durissime resistenze. Fu la Nuova Zelanda il primo paese ad estendere il diritto di voto alle donne nel 1893. In altre nazioni del mondo ciò avvenne soltanto dopo la prima guerra mondiale, anche come concreto segno di riconoscimento del contributo dato dalle donne durante la guerra sia come lavoratrici sia come volontarie. In Italia le donne iniziarono a votare soltanto nel 1946. In Svizzera invece furono escluse dal voto federale sino al 1971. Ancora oggi le donne non votano in molti paesi islamici.

Le donne ottennero poi il diritto di ereditare i propri beni e non essere costrette a dipendere dai loro mariti o padri di famiglia (Jane Austen fu una delle prime romanziere dell’800 a “vivere della propria penna”, conquistando così la propria indipendenza economica). Un altro obbiettivo che le donne raggiunsero faticosamente fu l’ingresso nelle scuole, dove erano ammessi soltanto gli uomini. Famoso è il saggio di Virginia Woolf  “Una stanza tutta per sé”, nel quale la scrittrice pone l’accento sullo spazio e sull’indipendenza economica che ogni donna dovrebbe avere.

Oggi la donna ha conquistato un’indipendenza economica grazie alle lotte che negli anni 70 rivendicavano pari diritti e opportunità. Persino nel linguaggio si registra una rivoluzione culturale; viene usato il cosiddetto “linguaggio sessuato”, grazie al quale le donne non si sentono più chiamare professore, scrittore, ministro, pittore, poeta o scienziato. Hanno conquistato l’accesso a cariche politiche (come Mrs. Thatcher) o scientifiche (come Rita Levi Montalcini).

Ma anche se al giorno d’oggi le donne rivestono ruoli ai quali nell’800 non avrebbero potuto neanche aspirare, alcuni stereotipi sembrano essere ancora molto radicati. Dopo tutto ciò che le donne hanno fatto per ottenere rispetto, diritti e dignità, perché ancora oggi i media insistono su figure femminili come le veline? Perché si deve ancora ribadire l’importanza della donna nella società? Perché alcuni stereotipi di donne-oggetto americane continuano a essere messi in evidenza nei film come “Revolutionary Road”? Perché le donne sono ancora relegate a strumenti o “angeli del focolare”? Perché loro stesse gettano al vento secoli di lotte rendendosi ridicole in televisione? Perché nei mass media viene dato poco spazio a donne il cui apporto culturale e scientifico ha permesso all’umanità di evolversi? Perché, si chiede Virginia Woolf, gli uomini bevono vino mentre le donne continuano a bere l’acqua?

Davvero le donne al Parlamento, ai vertici della sanità, dell’istruzione o del marketing farebbero la differenza. Già Aristofane l’aveva suggerito, ma il pacifismo con cui le donne avevano risolto il conflitto con l’altro sesso deve avere spaventato l’umanità.

 

Giulia Balsamo (2B)

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