In viaggio per Zamosc

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La 3C in Polonia

La 3C in Polonia

24-3-2010. Lufthansa flight number 3303, destination Warsaw.

Un volo affollato di pensieri. Alcuni positivi, altri un po’ meno. C’era chi criticava il panino al tonno servito dalle assistenti di volo, chi ammirava il romantico paesaggio che le nuvole e il sole componevano, qualcuno era concentrato sul proprio lavoro con gli occhi incollati al laptop e qualcun altro aveva nostalgia dell’amore. L’emozione che predominava in quel velivolo era, però, quella di una vivace scolaresca. Le voci che echeggiavano in tutto l’aereo facevano intuire che quei ragazzi avrebbero vissuto un’ esperienza unica, di quelle che lasciano il segno e vengono ricordate in eterno. I più onesti ammettevano di essere un tantino spaventati e, agitati per il fatto che si sarebbero ritrovati in una casa mai vista, con una famiglia nuova, una lingua diversa da quella parlata abitualmente e con l’imbarazzo di non sapere come muoversi e comportarsi all’interno di una realtà totalmente estranea. Ma era evidente che fossero entusiasti dello scambio organizzato dalle loro professoresse. Varsavia non era la loro destinazione definitiva: erano infatti diretti a Zamosc, una piccola ma allegra cittadina a sud est della Polonia. Presto l’avrebbero visitata tutta con l’aiuto dei loro nuovi amici, dalla grande piazza centrale, passando per il campanile che domina la città e il monumento ai caduti, fino al museo storico e alla grande spiaggia sul lago. Qualcuno diceva di aver già legato con il proprio corrispondente via e-mail e altri lo avrebbero fatto di lì a poco tempo. Molti stavano già provando la battuta da dire per non rimanere senza parole all’atteso incontro «Hi! Nice to meet you!». Non immaginavano che le preoccupazioni sarebbero svanite poche ore dopo aver fatto la conoscenza della propria famiglia ospite. Certo sarebbe potuto accadere che uno di loro si trovasse male, avevano ipotizzato anche questo. Un corrispondente simile ad uno dei componenti della famiglia Addams, che incute timore e in più non apre bocca. Può succedere.

Erano un gruppo unito. Solo uno di loro in meno e tutto sarebbe cambiato, come se fossero tanti ingredienti di una gustosissima zuppa. L’aggiunta di altrettanti componenti polacchi, inoltre, avrebbe solo potuto migliorare l’insieme. A proposito di zuppe, quei ragazzi sapevano che non si sarebbero innamorati del cibo polacco. Qualcuno avrebbe ingurgitato tutto lo stesso, senza nemmeno sentirne il gusto. Qualcuno si sarebbe sforzato e, a fatica, avrebbe finito tutto per non risultare viziato e maleducato. Così anche l’intruglio marroncino presentato come “coffee”, preparato da una mamma premurosa, sarebbe stato bevuto.

Leggendo il programma delle visite stavano fantasticando su che cosa sarebbe potuto accadere durante la notte passata in ostello nella cittadina di Katzimierz. Sicuramente, dopo cena, avrebbero avuto un po’ di tempo libero. Gli ospiti avrebbero potuto istruire gli studenti polacchi sui giochi di gruppo che si fanno in Italia. E magari gli ospitanti avrebbero ricambiato mostrando un altro passatempo che, sempre ipoteticamente, si sarebbe potuto chiamare “Hanze-Cabanze”. «Ma è come sardina!». Forse avrebbero esordito così, dopo aver capito come giocare.

Sarebbero stati tutti insieme, tutti felici, uniti dallo stesso sentimento di benessere, lontani dalla realtà quotidiana e dalla stressante routine scolastica.

Lufthansa flight number 3303, welcome to Warsaw.

 

Fabio Bertolotto (3C)

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