Ci sono dei momenti in cui, guardando la televisione, si ha l’impressione allucinante di vivere sommersi in una sorta di follia collettiva, ci si guarda intorno e ciò che si vede, ciò che fino a pochi istanti prima si considerava ordinario, si mostra improvvisamente come un ammasso caotico che varia nelle sue sfumature dalla bugia alla degradazione, all’orrore, all’indecenza, all’angoscia, al terrore, alla disonestà. Il giusto dubbio che il mondo non si riduca a questo groviglio di indecenze si insinua spesso, ma l’insana morbosità per il macabro che pervade il pubblico mette a tacere ogni remora. “Troppe volte l’urgente non lascia tempo per l’importante.” (Quino). Ormai è palese: l’urgenza dei media in questo paese è raggiungere un indice di ascolti o lettori significativo, anche a costo di infierire su atrocità e indecenze che non meriterebbero altro che essere dimenticate, che non rappresentano un’informazione utile ad una popolazione che dovrebbe occuparsi del proprio paese, della propria politica, della propria realtà in maniera attiva e responsabile. L’informazione è diventata serva dei gusti del pubblico, che mirano a fatti semplici, curiosi, intriganti; non devono suscitare preoccupazioni, non devono toccare la responsabilità del singolo come della comunità, non devono lasciare traccia. Notizie che, fondamentalmente, non servono. Le conseguenze di questo chiudere gli occhi davanti a eventi che dovrebbero essere alla viva portata di tutti, minano in primo luogo la libertà di quell’ascoltatore o lettore tanto interessato ai dettagli di una strage da non rendersi conto che lui ha non solo il diritto, ma anche il dovere di esigere un’informazione che gli permetta di essere veramente cittadino, di fare parte di un popolo sovrano, libero di scegliere in maniera autonoma e consapevole. Eppure la politica si riduce all’ennesima minorenne molto generosa, l’economia ai battibecchi fra Tremonti e Prestigiacomo, la giustizia alle vicende giudiziarie del Premier. I colpevoli di questa situazione di ignoranza? “Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole … non c’è che da guardarsi allo specchio.” (V per Vendetta)
Eugenia Beccalli (4F)