Venerdì 10 dicembre la IV B ha avuto l’onore di mettere in scena uno spettacolo teatrale sulla forma dell’universo, questo di fronte a molte (troppe!) altre classi del liceo, sia classico che scientifico. Sotto le direttive del regista Marco Alotto e guidati dalla professoressa Iavarone, l’intento era quello di esporre a grandi linee in cosa consistesse la congettura di Poincaré, facendo intervenire anche grandi personaggi come Galileo o Archita in questa grande disputa sulla forma dell’universo. Non poteva mancare il contributo di Dante che, nella sua struttura del Paradiso, in qualche modo anticipa il concetto di ipersfera, né quello di Calvino, da cui abbiamo preso in prestito uno degli episodi narrati ne “Le cosmicomiche”.
Lo spettacolo è durato quaranta minuti circa, ma lo scopo di quest’articolo non è tanto di parlare di ciò che è stato rappresentato, quanto quello di raccontare ciò che non è stato messo in scena, il cosiddetto “dietro le quinte”.
Intanto, abbiamo cominciato a prepararci a questo spettacolo fin da maggio dell’anno scorso. Le prime volte abbiamo fatto vari esperimenti. Questo -immagino- per calarci meglio nella parte: ad esempio, dovevamo correre da una parte all’altra, rallentare e poi accelerare di nuovo, per poi “cadere nel vuoto”, che tradotto significa schiantarsi a terra. Una volta lì, dovevamo rimanere immobili nella posizione più scomoda che riuscivamo a trovare, per dare l’impressione di essere sospesi… in sostanza ci siamo fatti tutti un bel po’ di addominali.
Arrivato settembre, la questione ha cominciato a farsi più seria: ha fatto la sua comparsa in scena il nostro “universo” in carne ed ossa, ossia IL lenzuolo bianco, palcoscenico dell’intera rappresentazione. Abbiamo così cominciato ad esplorare questo universo, restando prima ai bordi, per poi addentrarci con fare circospetto. Dovevamo camminare sul lenzuolo guardando verso l’infinito, verso un punto indefinito, “come se fossimo stati ciechi” ci diceva sempre Alotto; dovevamo allungare le braccia alla ricerca di un limite che non trovavamo o sporgerci dai bordi nell’universo per vedere cosa c’era, se c’era qualcosa.
E’ stata un’esperienza davvero interessante: all’inizio ci sentivamo per lo più degli idioti, ma poi siamo stati tutti coinvolti da questa cosa un po’ diversa dal solito.
E poi è arrivato il grande giorno. Ovviamente panico totale.
Il vero problema consisteva nel fatto che la prima volta che avevamo messo in scena lo spettacolo per intero, dall’inizio alla fine, risaliva a circa due giorni prima.
Ciononostante, il risultato mi sembra esser stato buono. Qualcosa sicuramente l’abbiamo imparato, anche perché a forza di ripetere le varie battute era inevitabile, ed è sempre piacevole “fare scuola” in modo diverso di tanto in tanto.
Concludo con i ringraziamenti: alla professoressa Iavarone, che ha pazientemente scritto il nostro copione, e ad Alotto, che altrettanto pazientemente ci ha seguiti nella preparazione dello spettacolo, procurandoci tra l’altro luci, musica e tutto il resto, tutte cose che hanno contribuito a rendere la rappresentazione originale e un po’ fuori dagli schemi.
Chiara Mignone (4B)