Chi è più attuale?

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“Poi mi rivolsi a loro e parlai io,

e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri

a lacrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo de’ dolci sospiri,

a che e come concedette Amore

che conosceste i dubbiosi desiri?”

E quella a me: […]

 “…soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate gli occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.”

 

 

Dante è entrato nel secondo cerchio infernale, quello dei lussuriosi, coloro che sono puniti eternamente con una bufera costante che li travolge e non si placa mai,come quando loro, ancora in vita, non hanno saputo placare il desiderio e la ricerca del piacere e si sono lasciati trasportare da troppo intense emozioni.

Lì incontra Paolo e Francesca, due giovani che si tengono per mano nonostante la potenza della bufera. Essi sono due innamorati che in vita hanno avuto una storia d’amore clandestina; Francesca, infatti, era sposata con Gianciotto Malatesta, Signore di Rimini, e Paolo era il fratello di quest’ultimo.

Dante è esplicitamente intenerito da questa coppia di peccatori, prova una compassione così forte che, addirittura, essa si manifesta su di lui a livello fisico (“…e caddi come corpo morto cade”, sviene), oltre che morale. Per questo, non solo sceglie accuratamente parole che rendano bene il suo stato d’animo, ma trasmette persino le sensazioni tipiche di una coppia di innamorati, tramite le parole che mette in bocca a Francesca.

L’abilità dell’autore sta nel porre determinate vocali e consonanti in un certo ordine, curando così l’impatto uditivo nell’ascoltatore.

Nella domanda di Dante, che è curioso di sapere in che modo Amore ha fatto sì che Paolo e Francesca conoscessero il desiderio segreto l’uno dell’altro, si percepisce la sua stima verso i due peccatori.

A livello di suoni allitteranti, mi hanno colpito soprattutto le parole che Dante mette fa pronunciare a Francesca, quando questa racconta dello sbocciare di questo amore. “Soli eravamo e Senza alcun SoSpetto, […], Scolorocci il viSo; ma Solo un punto fu quello che ci vinSe”; si sente una costante allitterazione della “s”, che sembra quasi voler ricreare il respiro incalzante di una persona quando sta accanto a qualcuno che ama e desidera.

Sicuramente una buona parte dei lettori e ascoltatori medievali di Dante si immedesimò in Paolo e Francesca, infatti è proprio in questo periodo storico che si sviluppa una cultura di amore molto meno rigido e più passionale rispetto a quello della concezione cristiana: l’amor cortese.

L’amor cortese non poteva nascere tra marito e moglie, perché la passione cresce proprio quando non è possibile viverla o quando si deve attendere per soddisfare il proprio desiderio.

Tramite il comportamento di Dante, si può dedurre che nella mente medievale c’era consapevolezza di finire all’inferno se si tradiva il proprio marito o la propria moglie ma, allo stesso tempo, era chiaro che all’amore vero non si potesse sfuggire perchè è voluto dalla natura.

Tra le caratteristiche fondamentali dell’ Amor cortese ci sono la timidezza (“scolorocci in viso”), e la riservatezza, due qualità che, se vogliamo, sono andate un po’ perdute nel tempo.

Per questo motivo amo come scrivono e ciò che scrivono Dante e i trovatori. Parlano d’amore impulsivo ma anche durativo (“…Mi prese del costui piacere sì forte che, come vedi, ancor non m’abbandona”, di emozioni pure e istintive anche a livello fisico, come arrossire, tremare (“…la bocca mi baciò tutto tremante”).

Sembra che in quel periodo l’amore avesse pilastri essenziali, fondamenta valide ed efficaci per rendere questo sentimento desiderato, ricercato e, soprattutto, puro.

Inoltre potevano esserci ripensamenti o cambiamenti nel corso di queste relazioni segrete, ma mai a livello sentimentale; il cavaliere si innamorava di una donna e, ricambiato o no, l’amava per tutta la vita e sarebbe morto per lei. Non solo: la rispettava. Questo fa capire quanto fossero aperti; l’uomo si sottometteva alla donna in quanto essere quasi divino. E’ pazzesco come sul concetto del rispetto della donna fossero più “avanti” della società attuale.

Inoltre, coglievano di più le piccole cose, i momenti di intimità, l’abbraccio. Esisteva anche una grande sensibilità e senso del dovere nell’animo nobile di un cavaliere.

“Mentre l’uno spirto questo disse, l’altro piangeva…”. Paolo piange per la sua condanna, per i suoi peccati, eppure non viene visto come un vile.

La cultura medievale dell’Amore non ha niente a che vedere con la nostra, tuttavia, oggettivamente, si può affermare che l’attualità sia senza ombra di dubbio più attuale dell’antichità?

Per certi aspetti evidentemente lo è, su altri, invece, penso che se ne potrebbe discutere…

 

Chiara De Petri (3F)  

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