Skyline

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Quando domenica scorsa sono andato al cinema per guardare “Skyline”, nelle sale dal 14 di questo mese, mi aspettavo tutt’altro: di certo non un film d’essai, ma quello che ho visto non credo che si possa neppure definire un film, quanto più un ammasso di registrazioni senza il minimo senso di continuità.

Queste parole potrebbero sì apparire un po’ dure, ma sono la realtà: in 90 minuti e rotti “Skyline” prosegue come per inerzia, quasi senza una trama; la storia è dotata di una premessa discreta, che tuttavia risente notevolmente dell’influenza di altri film di fantascienza: è infatti la classica invasione di alieni malefici che puntano a conquistare il mondo sterminando il genere umano.

Già dopo i primi venti minuti la vicenda inizia a ripetersi, riproponendo avvenimenti già presentati e finendo spesso nel kitsch e nel volgare; anche gli ambienti e i personaggi non sono da meno: i primi, totalmente privi di empatia e pathos, sono inverosimilmente stupidi e non presentano un minimo di caratterizzazione psicologica; comparse comprese, non superano la ventina. I secondi si riducono a poche stanze di un palazzo.

Le uniche note positive sarebbero gli effetti speciali che condiscono tutto il film, di per sé insipido, lo salano all’inverosimile e lo rendono ancor più ostico alla visione.

Il film sembra fatto all’insegna della parsimonia: giusto per guadagnare gli incassi.

 

Valerio Pace (2D)

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