13 febbraio 2011. Se non ora, quando?

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Torino, 13 febbraio 2011“Siamo qui oggi a manifestare per i diritti delle donne perché è una cosa a cui teniamo molto e che va difesa”. Questo il motivo che ha spinto centinaia di migliaia di cittadini italiani a partecipare ai cortei di domenica 13 febbraio.

È significativo che una delle più grandi manifestazioni di protesta che abbia visto l’Italia negli ultimi anni sia stata organizzata da un manipolo di donne senza l’ausilio di organizzazioni di partito o sindacati, e soprattutto finalizzata ad una questione di interesse generale più che partitico. In piazza sono scese persone di tutte le età, sesso, fazione politica ed estrazione sociale. Uomini e donne, single e famiglie con bambini piccoli o nonni al seguito; per una volta l’Italia è sembrata essersi unita, come non si vedeva ormai da anni, per difendere un unico valore: la dignità della persona. L’essere umano a 360°, offeso dall’uso commerciale della donna, trasformata in oggetto, e dell’uomo, visto come sfruttatore e non come compagno di vita, che ha fatto sì che “la sessualità, insita negli esseri umani, si sia progressivamente trasformata in un esclusivo fattore di consumo.”

Sono stati coinvolti più di duecento comuni, tra città e paesi più piccoli, per una stima di circa un milione di partecipanti, i cui veri protagonisti non sono stati i politici di professione, addirittura passati in secondo piano in molti casi. La gente comune ha sfilato pacificamente tra canti e balli, talvolta anche in modo decisamente “folkloristico”, per rivendicare i propri diritti.

Quella dei diritti delle donne, in più, non è stata una protesta solo italiana, in quanto ha avuto un’eco sia in Europa che nel resto del mondo. A quanto pare, quando il “gentil sesso” si attiva fa le cose in grande!

Era da almeno un ventennio che il movimento delle donne non organizzava manifestazioni su problematiche squisitamente femminili. Perché proprio ora? Perché, appunto, come recitava lo slogan: “se non ora quando?”. Questo è il momento giusto per attivarsi. Le donne d’Italia devono far sentire la loro voce e dimostrare che non tutte sono, né vogliono essere, come quelle che appaiono sempre più spesso in televisione o sulle riviste scandalistiche, per non parlare delle altre che riempiono le pagine dei quotidiani. Non tutte credono nel “sesso come scorciatoia”e sembra giunto il momento di chiarire a gran voce questo principio, vista la cronaca più recente, che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica negli ultimi tempi, scivolando quasi nella ricerca morbosa dello scandalo. Forse, se la figura femminile godesse di maggior rispetto agli occhi di tutti, soprattutto di chi deve dare il “buon esempio”, non ci troveremmo in questa ormai insostenibile situazione che ostenta solo l’apparenza in luogo dell’essere. Soprattutto quando l’arroganza di chi detiene il potere domina sulla decenza, ferendo il buon gusto di parte di una nazione ormai zimbello della critica internazionale.

Non tutti, senza dubbio, sono d’accordo con questa rivendicazione, se vogliamo, di dignità. Per alcuni è stata solo la protesta di alcune “radical-chic”, per altri di poche centinaia di dimostranti di partito, ma la verità è che sono scesi a migliaia in piazza. Dalle femministe un po’ attempate e ora stufe dei continui affronti alla loro dignità di donna e, anche se in minoranza, studentesse e giovani che volevano dimostrare di non far parte di quel fantomatico 80% di popolazione femminile italiana che aspira a diventare velina. Forse chi è al potere dovrebbe riflettere un po’ di più sul suo operato e considerare che la dignità offesa in primo luogo è la sua, soprattutto quando anche le testate internazionali commentano che finalmente l’Italia sembra essersi svegliata. In mezzo ad un groviglio di fili colorati e sotto ombrelli aperti senza pioggia, volti a rappresentare la rete delle donne che vogliono costruire un futuro riparandosi dal fango, il pensiero di più di centomila manifestanti nella sola Torino era univoco: adesso basta.

 

Carlotta Monge (4C)

Sofia D’Angelo(4C)

 

Se non ora, quando?

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