Quando si fa uno scambio …

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C’è sempre un pizzico di ansia misto a paura ed entusiasmo quando si arriva all’aeroporto e si sa di andare a conoscere persone che , non solo non hai mai visto, ma non parlano neanche la tua stessa lingua.

Spagna: questa la nostra destinazione. C’era paura? Sì, di non saper parlare o semplicemente comunicare con loro. Ansia? Sì, di non trovarsi bene. Entusiasmo? Tanto! Forse era quello il sentimento che surclassava gli altri due.

La sensazione che ho avuto arrivata all’aeroporto?? La paura! E la voglia di tornare a casa, dalla mamma, nei posti che conosco, nella mia città… subiiiiitooooooooo!!!

Ma non potevo, così ho preso la mano ad una mia compagna che, certamente, ha provato la mia stessa emozione e ho camminato, a testa alta e con le farfalle nello stomaco, proprio come a un vero “primo appuntamento”.

E …  e poi mi è venuta incontro, felice, con un sorriso sul volto, di quelli sinceri, un sorriso come solo un Amico sa fare e si è presentata e mi ha abbracciato!…La mia corrispondente: una persona a cui non puoi non volere bene, una persona che, nonostante tutto, quel sorriso e quella felicità non glieli toglie nessuno, mai.

Ma l’ansia e la paura non svaniscono, in nessun attimo di quei primi momenti, anche se sai che ti troverai bene, che sarai trattato benissimo, come un componente della famiglia, come un fratello.

In mezzo a mille sorrisi e momenti di entusiasmo arriva quel momento, quel fatidico momento in cui lei dice “Serena, Serena! Vamos…!” Vamos?…Dove? Ma per forza? Non possiamo restare ancora un po’ qui, con i miei compagni, con i miei amici, con le uniche persone che mi capiscono?? E mentre ti stai facendo mentalmente domande su domande, senza accorgertene sei già arrivato in macchina con i genitori e la sorellina, quella sorellina dolce che si affeziona a te due minuti dopo averti conosciuta, quella sorellina che ti dice “Quitate!” (spostati) perché deve passare col passeggino e la sua bambolina, che a malapena riesce a dire il tuo nome “…enena!”; ma almeno lei non ti fa molte domande; domande a cui non riesci stare dietro, perché intanto che tu pensi al tuo libro di spagnolo, pensi a com’erano le desinenze del passato remoto e provi a coniugare il verbo, i genitori –curiooooosi!cuoriosissimi!- ti hanno già fatto almeno altre quattro domande a cui tu devi rispondere!

I primi due giorni sono stati strani, il mio primo scambio, la mia prima volta in cui mi devo per forza “buttare” e, inevitabilmente, spiaccicare qualche parola per farmi capire; un misto di azzardo, malinconia, e contentezza. Mentre la settimana è volata. Insieme ai miei compagni le visite sono state, come ogni cosa fatta insieme a loro, indimenticabili. I momenti vissuti “spagnoli-italiani” speciali, perché non solo potevi stare con i tuoi amici “italiani” ma parlavi spagnolo e conoscevi persone diverse da te, nonostante avessero la tua stessa età. Ma la cosa più divertente e comica è stata quando, dopo due o tre giorni che parlavo solo ed esclusivamente spagnolo, anche tra noi “italiani” veniva da parlare un “ita-gnolo”(come lo definisce la prof di geografia!), perché ci veniva da pensare e, di conseguenza, da parlare in spagnolo anche tra di noi … e io anche con i miei genitori che, puntualmente, mi chiedevano di parlare in una lingua anche da loro comprensibile.

Visitando Toledo,e in particolarmente Madrid ho capito, imparato, appreso e riflettuto che ci sono altri meravigliosi posti, altre meravigliose usanze, culture, persone che vanno oltre la nostra piccola sfera piemontese, oltre il nostro piccolo mondo torinese; e che possiamo imparare –tanto- da esperienze come queste.

Gracias Arroyomolinos … Adios!

 

Serena Zanirato (2C)

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