Autogestione?

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Innanzitutto credo che sia importante definire che cos’è un’autogestione.

Secondo la visione di uno studente medio l’autogestione non è altro che un insieme di giorni in cui non si fa lezione, si finge di seguire conferenze spesso noiosissime, si ride, ci si diverte con gli amici, è insomma un’occasione come un’altra per non far lezione e svagarsi.

In questi tre giorni dedicati all’autogestione vengono invitati numerosi personaggi per tenere conferenze, che occupano la maggior parte della giornata, lasciando uno spazio ridotto per gli studenti.

Cosa mi aspetto io dall’autogestione? Un’autogestione (lo dice la parola stessa) comporta il fatto che gli studenti si auto-gestiscano e quindi che sia organizzata dagli studenti, per gli studenti e con gli studenti.

Negli anni che ho passato in questa scuola posso dire di non aver mai fatto un’autogestione, bensì una co-gestione, organizzata per gli studenti, in parte ma non del tutto dagli studenti, ma in ogni caso non con gli studenti, che si limitano a subire passivamente con scarsa se non nulla partecipazione.

Spesso negli ultimi tempi mi sono domandato il perchè di questa passività e non-partecipazione degli studenti, caratteristica inoltre di questa scuola che, su circa un migliaio di studenti liceali, ne conta solo una cinquantina scarsa attiva nella vita scolastica.

Io credo che ciò sia dovuto alla scarsa libertà che viene lasciata agli studenti di questa scuola abituati ad avere sempre qualcuno che li controlla e li organizza, rendendoli incapaci di autogestirsi. In questa situazione le capacità di discutere al fine di risolvere problemi legati alla scuola viene soppressa: d’altronde perchè darsi pena a cercare di auto-organizzarsi se c’è già qualcuno che ci dice cosa deve o non deve essere fatto?

La verità, a mio parere, è che questa scuola non è degli studenti come dovrebbe essere, ma di chi li organizza, che tiene in poco conto chi invece ha un’opinione da esprimere.

Persino la rappresentanza degli studenti diventa superflua: loro dicono e fanno solo quello che gli viene detto di dire o di fare, nessuno osa andare contro il sistema e non perchè non ce ne sia volontà, ma al contrario perchè, senza qualcuno che li guidi e che gli dica cosa fare, sono totalmente incapaci di organizzarsi.

E se mai dovesse anche esserci qualche temerario (e idiota) che decidesse che le cose devono cambiare e andasse contro il sistema, si ritroverebbe subito solo nel momento in cui ci fosse bisogno di mettersi in gioco, poiché siamo soliti anteporre i nostri personali interessi a quelli della collettività.

Non so se quello che ho scritto finora sia sufficiente a rispondere alla domanda che mi sono posto, quindi adesso risponderò in modo più specifico:

da questa “autogestione” mi aspetto che, come tutti gli anni, si tratti di tutto fuorchè della scuola e degli studenti, che si limiteranno per la maggior parte del tempo a giocare a carte in fondo all’aula.

Da parte mia spero che, quest’anno o negli anni a venire, le mie aspettative vengano deluse e che tutto ciò che ho scritto in questo testo venga smentito.

 

Beniamino Feroci (3F)

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