Le Convittiadi nel 150°: intervista a Pietro Teggi

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Intervista a Pietro TeggiIn occasione dell’inaugurazione della V edizione delle Convittiadi, tra i festeggiamenti e gli spettacoli svoltisi nello stadio Primo Nebbiolo, abbiamo porto qualche domanda a Pietro Teggi, Rettore del Convitto ospite, Umberto I di Torino, riguardo la manifestazione che da diversi anni riunisce giovani studenti provenienti da tutta la penisola al fine di accomunarli grazie alla passione per lo sport.

In particolare quest’anno abbiamo voluto soffermarci sulla relazione tra i Convitti e il centocinquantesimo anniversario dell’unità del nostro Paese.

 

Secondo lei per quale motivo è importante che ogni anno si rinnovi l’esperienza delle Convittiadi?

Le Convittiadi sorgono con lo spirito di aumentare il senso di appartenenza alle istituzioni educative tra tutti gli studenti. Naturalmente perché questo possa avvenire ripetersi periodicamente così che possa davvero coinvolgere sempre più giovani provenienti da tutta Italia. Durante queste manifestazioni si alternano non solo gare sportive e rappresentazioni artistiche, ma anche incontri tra le persone, momenti di aggregazione e di visione comunitaria che aiutano a ricreare questa unità d’Italia, che tanto celebriamo in questo 2011, a tutti gli effetti.

 

Quale ruolo possono avere i Convitti nel panorama del Centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia?

I Convitti Nazionali hanno da sempre avuto un ruolo importante nella costituzione del nostro paese. Sono nati tutti prima dell’unità d’Italia e nel nuovo panorama “nazionale” che andava creandosi sono stati proprio “utilizzati” per aiutare a creare il nuovo spirito italiano. L’idea originaria, quella che sta alla base di questi istituti educativi, è stata quella di affidare un po’ anche a queste stesse istituzioni preesistenti all’Unità il compito, la mission, di creare il nuovo cittadino italiano.

 

Pensa che le Convittiadi abbiano apportato dei cambiamenti nel rapporto tra i convittori, i Convitti e il loro ruolo educativo?

Il fatto che si ritrovino ragazzi di tutta Italia, dalle isole al centro al nord, provenienti da Convitti sviluppatisi in una realtà urbana o fuori dai grandi centri, come Maddaloni o Lucera, fa si che si mettano in comune quelli che sono i valori di ogni singola istituzione e che questi possano diventare valori comunitari, qualora non lo siano, e rafforzino la loro funzione.

 

Carlotta Monge

Federica Baradello

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