Ready, set … go!

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In attesa di partireDall’ufficio stampa, che temporaneamente c’è stato affidato, si sentono le prove di alcuni strumenti: tamburi, trombe e percussioni. Dalle vetrate si vedono piccole ragazzine in tuta che si scaldando per il loro spettacolo.  In sottofondo la voce di Pizzala che spiega a tutti i miei colleghi (…e anche a me, in realtà!) i loro compiti: “In qualsiasi momento foto, articoli, interviste, bla bla bla…”. La cosa che aspettiamo di più è uscire da questa sala triste per andare fuori a vivere davvero queste Convittiadi 2011.

Uscita fuori, oltre al sole cuocente, vedo la gente –tanta- venuta  ad assistere a questa bellissima manifestazione che unisce, non solo tutti i Convitti italiani, ma proprio tutta l’Italia nel 150° anno di unità.

Gli spalti sono il mio obiettivo, ma ovviamente sono già tutti occupati e mi siedo sui gradini per assistere ai preparativi. Liguori fa un breve appello e intanto, con la musica a palla, delle ragazze fanno ancora le ultime prove per l’esibizione.

Mi guardo attorno, ma neanche tanto lontano, e vedo ragazzini e ragazzine ovunque che urlano, ridono e scherzano. Osservo attentamente le loro felpe: Anagni, Sondrio, Sassari, Torino, Palermo sono solo le città che mi saltano agli occhi; sento le loro voci e sono dialetti che non riconosco. Questo è lo spirito delle Convittiadi: unire culture, tradizioni e anche lingue che, se pur dello stesso paese, a volte non sentiamo tali.

Man mano che il tempo passa assisto all’arrivo di altri Convitti e la gente si moltiplica a vista d’occhio. I miei colleghi anche loro indaffarati nello scrivere sono persi, come me, in mezzo al resto d’Italia (se così si può definire) e in mezzo ai ragazzi -ogni tanto- avvisto tute blu o magliette gialle: segno della presenza del nostro Convitto, il Convitto ospitante.

Dei ragazzi, chissà di quale Convitto, iniziano a posizionarsi con le loro magliette chi verdi, chi bianche, chi rosse, pronti a formare la nostra bandiera tricolore; altri ancora intenti nelle prove (i ritardatari), tirano in aria bandiere colorate mentre fanno acrobazie.

Il presentatore fa stoppare la musica e intrattiene un po’ con il suo carisma la platea. In centro al campo ci sono due o tre volontari che preparano il braciere dove poi arriverà la fiaccola. La musica scalda, più di quanto non lo facciano già il sole, l’atmosfera, il clima. Siamo pronti, direi, per iniziare anche quest’anno le Convittiadi.

Distribuiscono cartoncini verdi, bianchi e rossi, per contribuire a creare il tricolore con semplici pezzi di carta che coprono le facce.

Le mani vengono battute a tempo di musica, i ragazzi sono carichi, cantano – urlando- le canzoni o i loro cori; il presentatore li incita e anche lui si cimenta, ogni tanto, in balli azzardati.

L’aria muove gli alberi, il sole è alto nel cielo, la folla è attenta, la musica accompagna dolcemente i vari momenti, i fotografi focalizzano l’obiettivo e…tac! Immortalato.

Questi momenti saranno, per sempre, su un rullino, su una memory card (nel caso fosse una nuova macchina fotografica, anche se preferisco pensare ad un rullino) o, ancora meglio, stampate da un polaroid sul momento.

Sono le ore 15:01 esattamente, siamo collegati in diretta telefonica con la signora Bertiglia, presidentessa del comitato “Italia 150”,  per seguire l’accensione della fiaccola e la partenza del primo teodoforo; ora è ufficiale: le Convittiadi 2011 sono iniziate!

Buon divertimento, Italia!

 

Serena Zanirato

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