Influenza A: l’influenza giusta?

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Ora di cena. La famiglia è riunita a tavola dopo una giornata di scuola e lavoro. “Ti sei lavato le mani?” mia madre apostrofa con aria di sfida mio fratello di 11 anni. “Mi sono lavato le mani per non prendere l’influenza, anche l’influenza A si previene così! È la prima delle 5 regole!”. L’imitazione della voce di Topo Gigio risuona nella cucina. Dapprima sorrido nel sentire la parodia del tentativo del Ministero della salute di sensibilizzare l’opinione pubblica. Poi mi accorgo che mio fratello non si è fermato. La sa a memoria. Tutta, dalla prima all’ultima parola, toni di voce alterati da Gigio inclusi. Indubbiamente un messaggio ben studiato. Cinque regole per evitare il terribile contagio che sembra percorrere anche l’Italia. In realtà nulla di trascendentale o di nuovo: cinque banali regole per l’igiene e la salute personale, che la presenza di Topo Gigio rende un messaggio più efficace, ma la necessità di diffonderlo fa riflettere. Sicuramente non può che essere un bene, perché per quanto “le 5 regole” possano sembrare riservate ai bambini, non sempre sono ovvie anche fra gli adulti. Tuttavia è la grande preoccupazione per una situazione che forse non è così tragica ad aver portato alla creazione dello spot, ulteriore testimonianza dell’influenza dei mezzi di informazione sulla popolazione. Sin dai primi segni di diffusione in Messico, si è sparsa la notizia grazie al grande impegno dei media per informare l’opinione pubblica sui rischi del contagio. La rapida diffusione, l’incredibile aumento dei casi di malattia e poco dopo anche quello dei morti. Come non temere di contrarre un virus tanto distruttivo? In poco tempo il panico aleggia fra la popolazione. E mentre la cronaca riferisce e descrive tutti i casi più gravi, calcola statistiche e conta le morti, ecco arrivare la soluzione al problema: il vaccino. Un ago nel braccio, un leggero pizzicotto e ci si può considerare assicurati contro ogni contagio. Le case farmaceutiche hanno immesso sul mercato alcuni tipi di vaccini, in dosi dichiaratamente insufficienti alle necessità. Che siano regolarmente testati o no non ci è dato di saperlo, ma sicuramente qualcuno dalla vendita ci guadagna. A questo punto non risulta difficile concordare con l’insicurezza e con i dubbi degli Italiani, spaventati dal visus e scettici sull’efficacia del vaccino. In tutto questo la costante presenza dei media ha avuto un ruolo fondamentale. Senza dubbio ha contribuito ad accrescere sin dall’inizio il fermento generale, fermento a cui non si è saputo porre rimedio in altro modo se non attraverso la stessa influenza mediatica che lo aveva creato. Allora siamo proprio sicuri di preoccuparci dell’influenza giusta?

Federica Baradello (3F)

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