Se l’informazione ha un odore

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Se l’informazione ha un odore, sa di inchiostro, e se produce un rumore, è il ticchettio delle tastiere dei computer, il fruscio di pagine sfogliate, l’assordante ronzio prodotto dalle rotative al lavoro.

Quando si compra un quotidiano, dalle sue pagine di carta grigia sale la storia del quotidiano stesso.

L’odore di inchiostro che sentiamo ancora seppure un poco affievolito dalle ore passate in edicola, evoca nelle nostre orecchie sibili di apertura di casse di inchiostro giallo, ciano, rosso primario, nero, e rotative in funzione, e improvvisamente compaiono davanti ai nostri occhi cumuli di lastre bagnate di soluzione acquosa.

Sfogliandolo, gustiamo il fruscio delicato delle pagine quasi quanto un bell’articolo, ci prendiamo il piacere di sfogliarlo tutto scorrendo qua e là civette invitanti, senza realmente leggere, quello verrà dopo, per ora ci accontentiamo di compiacere l’udito. E di nuovo una semplice sensazione ci trasporta indietro, fino alla redazione del giornale. Qui i suoni che si sentono sono altri. Decine di giornalisti battono rapidi sulle tastiere e sotto i loro occhi, sugli schermi dei PC, compaiono parole frasi periodi che infine diverranno articoli, pezzi che il mattino dopo frusceranno tra le mani di migliaia di persone. Si sentono i vicedirettori discutere sui dettagli dell’edizione in elaborazione, e i giornalisti chiacchierare soddisfatti dopo il lavoro; risate e conversazioni si intrecciano a ordini e richieste. Alla fine della giornata, il lavoro dei giornalisti verrà impresso sulle lastre e stampato centinaia di migliaia di volte dalle rotative tra rumore assordante, fischi e sirene.

Leggendo un quotidiano capita spesso di immaginarsi una redazione: molte scrivanie, computer, fotocopiatrici, vecchie edizioni ovunque, e allo stesso modo si possono immaginare i giornalisti a partire dal loro modo di scrivere. Si immagina un inviato appena tornato a casa seduto ad una scrivania coperta di carte geografiche, un giornalista della sezione economica in giacca e cravatta con la pagina web di Wall Street sempre aperta sullo schermo del computer.

Esistono sicuramente molte differenze tra un giornalista che si occupa di economia e un inviato, ma non sono dettate solo dall’area giornalistica di cui fanno parte, dipendono anche dal diverso modo che ognuno di loro ha di essere giornalista, di comunicare con i lettori tramite le parole scritte, di firmare il pezzo con il suo modo di vivere il mestiere più che con il suo nome.

Anche noi dell’UmberTimes del resto abbiamo diversi modi di essere giornalisti, ed è forse proprio questo che arricchisce il nostro giornale scolastico e lo avvicina ai grandi delle edicole.

 

Chiara Murgia (1C)

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