Ahi serva Italia

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Domenica 13 dicembre ... Milano, Italia

Domenica 13 dicembre ... Milano, Italia

A dir poco … allucinante!

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave senza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di provincie, ma bordello!” In questi ultimi tempi i versi dell’intramontabile Dante risultano più attuali che mai. Alla luce dei recenti avvenimenti non si può che domandarsi dove andremo a finire. Di fronte all’episodio di violenza che ha visto vittima il Presidente del Consiglio domenica scorsa non si può certo osservare e rimanere in silenzio. Partendo dal presupposto che con la violenza, in ogni luogo e soprattutto in un Paese democratico, non si risolve nulla, sarebbe più opportuno discutere e chiarire i problemi magari in un’aula parlamentare attraverso un dibattito civile, osservando le regole in vigore nel nostro ordinamento.

Non è forse esagerato il clamore che accompagna questo triste episodio e la gran baraonda mediatica che i mass media stanno costruendo su di esso? Il fatto è grave, questo è fuor di discussione: ricevere un oggetto contundente in pieno volto non fa piacere a nessuno, e aggredire deliberatamente è ingiustificabile. Però … c’è un però! Per quanto quest’episodio sia riprovevole e condannabile senza remore, non deve diventare l’ennesima occasione per  sviare l’interesse dell’opinione pubblica da fatti che negli ultimi mesi sono stati al centro dell’attenzione: gli scandali rosa e giudiziari, i presunti coinvolgimenti in attività illegali e gli atteggiamenti censurabili del Primo Ministro nei confronti dell’ordinamento e delle funzioni dello stato non sono da dimenticare. Improvvisamente, infatti, sembra quasi che tutte le controversie che hanno contaminato i rapporti, non solo tra le forze politiche, e generato tensioni sociali in un momento senza dubbio difficile per il nostro Paese, svaniscano di colpo. Pare che quest’ultimo episodio le abbia oscurate sconvolgendo ipotetici nuovi equilibri o proposte politiche che si stavano delineando, dando origine ad una ventata di buonismo sicuramente inaspettata.

Dietro quest’avvenimento sorgono poi alcuni dubbi: infatti appare naturale chiedersi come una persona si sia potuta avvicinare tanto al Premier da poterlo colpire al volto (se pur con un souvenir lanciato con gran forza) e anche come sia “possibile” che quasi tutti i big della politica italiana (sindaci compresi) siano stati colpiti tutti insieme da un’ondata di costernazione che li ha spinti a radunarsi “spontaneamente” al capezzale del “capo” ferito e testimoniare sentimenti di solidarietà nei suoi confronti. Come dire? Di fronte ad accuse “infamanti” non un cenno di solidarietà, ma di fronte al sangue tutti fratelli nel dolore?

Tutto ciò fa riflettere su come ormai, da anni, tristemente la politica sia diventata soprattutto spettacolo: liti furibonde in televisione, mancanze di rispetto reciproche, tentativi di evidenziare alcune debolezze che coinvolgono la sfera privata e cercare in ogni modo e luogo di scovare fatti personali per ridicolizzare, più di quanto non possa fare già di suo, l’avversario. Evidentemente sentiamo la mancanza di persone con capacità politiche tali da renderle superiori agli altri e quindi il sopravvento non è politico, ma mediatico: chi appare di più ha più consenso, questo è quasi un dato di fatto. Non è certo un segnale positivo, e preoccupati lo siamo davvero.

Ma fossero questi i soli problemi! Se guardassimo oltre le nostre beghe di cortile vedremmo che a Copenhagen si sta tentando di decidere le sorti del Pianeta, che la guerra in Afghanistan è ben lungi dal vedere una fine (alla faccia dei premi Nobel!), che la proliferazione nucleare non si è mai davvero arrestata, che il lavoro continua a scarseggiare e l’economia fatica a risollevarsi (nonostante qualcuno dica che il peggio è passato). E ancora altri numerosi problemi da sempre sul tavolo, ma mai esposti così in vista. Senza andare alle guerre in Africa, bastino le nostre disfunzioni nazionali: scuola, ricerca, servizi pubblici, eccetera, eccetera, eccetera. 

Non sarebbe dunque opportuno che, tutti insieme, dopo una sana e schietta riflessione che per una volta lasci da parte l’ipocrisia sovrana, oltre a ricordarci la nostra storia ci rimboccassimo le maniche e cercassimo di dare un vero contributo per migliorare la situazione, non solo nazionale, senza cadere nel ridicolo?

 

Carlotta Monge (3C)

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