“La Certosa di Parma” è un romanzo costruito fondamentalmente sull’amore, come molti altri. Si differenzia dagli altri, però, perché non ce lo presenta in un modo sdolcinato; tratta gli aspetti meno considerati dell’amore, quelli piú pericolosi: l’eccesso e l’incontrollabilità.
Fabrizio del Dongo, protagonista del romanzo, è la rappresentazione di questo eccesso e di questa incontrollabilità: è sempre innamorato di una donna o di un ideale; il suo amore, però, è effimero e passeggero, destinato a dissolversi dopo poco. Il protagoniasta preferisce l’amore piú facile da raggiungere rispetto all’amore piú profondo e vero della Sanseverina, conducendo una vita dissoluta e pressoché priva di valori stabili e fondanti, nonché redimendosi solo davanti alla morte del figlio. Dunque Fabrizio del Dongo è da leggersi come un esempio negativo.
Stendhal racconta tutto ciò in un modo sublime descrivendo la battaglia di Waterloo e gli intrighi della corte parmense dell’800. Il lettore, terminata la pagina, da quelal che era forse una voglia indotta dall’alto, passa alla necessità di proseguire per sapere ciò che accadrà e scoprire il finale.
Valerio Pace (1D)