Si dice che solo gli ubriachi e i bambini dicano la verità. Forse è proprio per questo che un cartone è riuscito a metterci davanti alla realtà. Siamo nel 2805, la terra è stata invasa dai rifiuti e l’umanità, per sopravvivere, risiede da secoli su un’enorme nave spaziale. Questo è Wall-E, descritto in poche parole. Una storia dove la tecnologia ha sopraffatto lo spirito dell’uomo, dove solo le macchine sanno amare, ma soprattutto dove gli uomini interagiscono solo più attraverso schermi. Adesso la domanda è: è proprio qui che vogliamo arrivare? Se l’obbiettivo è questo, non ci sono problemi, ci siamo vicini.
“Ero drogato di messaggini, mille al mese” affermava Paolo, trentaduenne di Torino, nel 2002. Sono passati sette anni, e oggi la situazione non è che peggiorata, gran parte dei ragazzi che possiedono un cellulare invia cento messaggi al giorno. Le compagnie telefoniche non aiutano, spopolano infatti le promozioni: “100 messaggi al giorno paghi solo il primo” o “Un euro a settimana, 100 messaggi al giorno”. Per questo a volte si usa il cellulare solo “per non sprecare” messaggi, “tanto sono gratis” affermano gli interessati. Ed è così che si finisce per inviare un messaggio all’amico dall’altra parte della stanza quando non si ha voglia di fare due passi o si vuole passare inosservati. E se finiscono i messaggi (in gergo tecnico SMS)? Nessun problema, ci sono gli MMS (multimedia messagings services), un sistema grazie al quale si ha la possibilità di inviare e ricevere immagini direttamente sul proprio cellulare, accompagnate magari da un testo scritto.
Viviamo in una società nella quale si parla poco e si scrive molto, ma anche questo non è un vantaggio. La lingua italiana sta infatti decadendo. Per risparmiare spazio o velocizzare i tempi si è sviluppato il fenomeno dell’abbreviazione. La K sostituisce il CH, la X il PER e le vocali scompaiono. Ma se restassero solo su uno schermo si potrebbero ancora accettare, il problema è che le abbreviazione spopolano anche nei compiti in classe. E’ questione d’abitudine: se si passa la sera ad abbreviare CHE con una semplice K, la mattina è quasi automatico scrivere nella verifica di storia K, senza rendersi conto che la K non è neanche una lettere italiana.
Se è vero che ormai è solo più questione d’abitudine, allora possiamo dire che siamo molto vicini ad avere un futuro come Wall-E, dove la tecnologia diventa padrona.
Sofia D’Angelo (3C)