Io e Andromaca

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L'abbraccio-di-ettore-e-andromaca-DeChiricoLa luce della lampada crea dei giochi di ombre magici, colpendo le mie mani.
E’ tardi ma non posso andare a dormire, John non è ancora ritornato dal lavoro ed inizio ad essere molto preoccupata. Cerco di pensare che sia tutto a posto; in fondo è una sua abitudine rientrare tardi dai suoi turni.
John lavora in polizia … mi rende fiera di lui perché lo vedo come un protettore di tutte le persone che si ritrovano sole a fronteggiare i problemi.
Sento il campanello che suona … è lui!
Il mio cuore si scioglie nel suo abbraccio e le mie preoccupazioni si mutano in un sorriso.
La storia si ripete tutti i giorni, sono consapevole di essere particolarmente ansiosa ma non posso ignorare i pericoli che corre per aiutare gli altri. Lui è così sprezzante, non vede la insidie che si possono celare in ogni angolo. I quartieri dove si necessita il suo impegno sono, naturalmente, i meno raccomandabili.
Le avversità mi hanno strappato gli affetti, i miei genitori così mi sono legata particolarmente a lui. Mi sento come Andromaca quando guardava Ettore allontanarsi da casa per recarsi in battaglia; avrebbe fatto di tutto per fermarlo e convincerlo a restare al sicuro entro le mura della città, lo voleva proteggere; in realtà lo faceva per non separarsi dal suo affetto più caro; l’unico rimastole.
Mi sdraio nel letto e sprofondo in un sonno agitato, sogno di rimanere da sola.
Mi sveglio.
Vedo le tende scostate, i raggi del sole che mi accarezzano il viso.
John. Lui, che mi guarda. Metterà sempre il suo dovere davanti a tutto, ma lo accetto con la speranza di verderlo sempre ritornare a casa da me.
Lo amo ma accetto le sue decisioni. La sua vita è dedicata agli altri, la mia a lui.

Beatrice Cagliero (1B)

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