I bleed blue and gold

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Lo sport nelle high school americane non è giudicato come un semplice hobby, fare un’attività sportiva non significa allenarsi solo una o due ore a settimana in qualche centro, ma ogni giorno nella propria scuola, battendosi per essa durante i game, indossando fieramente suoi colori ed essendo supportati dal tifo dei propri compagni e professori. Per ogni sport ci sono specifici tryouts , in cui gli allievi che vogliono praticare un certo sport provano le loro abilità per essere selezionati dagli allenatori per la prima squadra, la più forte formata solitamente da juniors e seniors, il Varsity team, piuttosto che per la seconda, per principianti e con gente più giovane, chiamata JV. Poter dire di essere in una squadra Varsity conferisce rilievo e merito di fronte a compagni e professori, per l’alto livello a cui si gioca e l’impegno e tempo che si deve dedicare allo sport, ed è sicuramente un vanto. Far parte di una squadra dice molto di una persona, delinea la cerchia di persone della scuola che conosce e con cui esce, spiega il suo stile, le sue priorità e spesso i suoi obbiettivi per il college. Lo sport fa parte dell’esperienza scolastica sin dalle elementari negli USA, ma diventa ad un livello serio solo al liceo, in preparazione dei programmi semi-professionistici dei college, per questo viene offerta una vasta gamma di sport diversi outdoor e indoor, maschili e femminili, che vanno da quelli più popolari come football, basketball e baseball/softball, a field hockey, lacrosse, wrestling e ginnastica artistica. Ovviamente, diversamente dalle scuole italiane, questa ampia offerta è resa possibile dalle vaste estensioni di terreno attinenti alla scuola ed ai fondi statali volti alla costruzione di strutture e campi ed all’acquisto di equipaggiamento per ogni disciplina, oltre agli stipendi per i vari coach. Inoltre, se si è abili in uno sport specifico che si è praticato durante gli anni di liceo, non è troppo difficile essere selezionati per borse di studio, da parziali a complete, che permettono di andare in un College a prezzo ridotto o, nei migliori casi, gratis, a patto di giocare per il loro team universitario. Non potendo comunque permettersi di portare avanti allenamenti e campionati di ogni sport durante l’arco di tutto l’anno scolastico, le diverse attività sono divise in autunnali, invernali e primaverili, in modo da dar spazio ad ognuna. Per ogni disciplina, ogni settimana, il giorno della partita è da celebrare e pubblicizzare, per fare ciò i membri delle varie squadre, in quelle date, indossano la propria divisa o si vestono eleganti nei colori della scuola, nel nostro caso blu ed oro, ed appendono poster in giro per i corridoi per invogliare i compagni ad andarli a vedere. Lo sport più seguito della stagione autunnale, è, per tradizione, il football americano, per cui c’è un apposito stadio, ed ogni due venerdì, da settembre a metà novembre, infatti, la scuola è in festa per l’Home Game e non si parla d’altro. Tutti vanno a vedere la partita: studenti, professori e, spesso, anche genitori, tutti sfoggiando ciò che hanno nel guardaroba di beige/giallo e blu ed alcuni addirittura dipinti in faccia con i medesimi colori per supportare la squadra della propria scuola. Che si sia primi in classifica o che si perdano tutte le partite poco importa, i Game sono principalmente eventi sociali, occasioni per passare tempo con gli amici, fare nuovi incontri o avere un appuntamento con la propria crush; inoltre, essi sono preceduti da tailgate parties nel parcheggio e seguiti da festini e bonfires organizzati a casa di qualcuno a turno. Oltre alle cheerleaders, tipiche delle high school americane, con le loro coreografie ed acrobazie, in occasione delle partite di football e basketball nella mia scuola, per incitare il pubblico al tifo è presente anche un gruppo di Crazies, come vengono chiamati, che alternano semplicemente stare in piedi a saltellare sugli spalti, cantando tutto il tempo cori e slogan a squarciagola e lanciando polveri colorate sopra la folla, alcuni di questi inoltre, i 6 più spavaldi e con i muscoli più scolpiti, si divertono a partecipare in prima linea ad ogni partita senza maglietta, ognuno di essi con dipinta una delle lettere della parola BRUINS, ovvero orsi, in nome della mascotte della Western Branch High School e ciò con cui ci identifichiamo come scuola. Come se non fosse già abbastanza rumoroso, tutto questo tifo è accompagnato da un intera banda con tanto di trombe, tromboni, piatti e tamburi che alzano particolarmente il volume al momento di touchdowns o canestri. Tutta la manifestazione, però, non sarebbe completa se non fosse per la pover’anima di studente che ad ogni evento indossa un intero costume da orso, in personificazione della nostra mascotte, correndo tutto il tempo da una parte all’altra, abbracciando chiunque e scattando foto con persone a caso. So che può suonare strano a noi studenti delle scuole italiane, a cui l’idea di uscire il venerdì sera con gli amici per andare di nuovo all’interno delle infernali mura scolastiche, e vedere non solo tutti i propri compagni, ma anche i professori, potrebbe far rabbrividire, eppure questo rito crea un’atmosfera unica di unione tra gli allievi di ogni grado ed i docenti , che accresce lo school spirit e fa si che ci si identifichi sempre di più nella propria scuola, cosa che non accade nei nostri licei, che vengono piuttosto visti come luoghi del dolore, in cui passare il minor tempo possibile. Il sistema scolastico americano, dal punto di vista accademico, presenta, indubbiamente, grandi falle, grazie alle quali ho imparato a stimare e ringraziare quello italiano, eppure, dal punto di vista sportivo, offrono opportunità che nelle scuole italiane, con i nostri 90 minuti di ginnastica a settimana, non potremmo neanche sognarci e che contribuiscono a creare un ambiente scolastico più vario ed accattivante, combinando studio con divertimento e sfogo, dove gli studenti passano volentieri ed a loro agio pomeriggi e serate, grazie a qualcosa di educativo e salutare come lo sport. In sostanza, a mio parere, un sistema scolastico che includa il programma accademico italiano e quello sportivo americano formerebbe la scuola ideale, tuttavia rimarrà solo un’utopia in quanto le ore di studio necessarie andrebbero sicuramente in conflitto con quelle da dedicare ad allenamenti e riposo, magari, una via di mezzo od un compromesso potrebbero essere trovati un giorno.

Luisa Mosso (4F)

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