Matematicamente …. con il prof. Rasetti

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I nostri inviati con il prof. Rasetti

I nostri inviati con il prof. Rasetti

12 febbraio 2010, Convitto Nazionale Umberto I, Aula Magna. Al termine di un’interessantissima conferenza sulla matematica moderna (e non solo) destinata agli allievi degli ultimi due anni del Liceo, il Prof. Mario Rasetti (Docente Ordinario di Fisica Teorica presso il Politecnico di Torino) si è fermato con noi dell’UmberTimes per un’intervista davvero piacevole e informale.

Durante la conferenza ci ha parlato della necessità di una nuova matematica. Secondo lei la matematica si crea o si scopre?

 

Io credo si crei perché “matematica” significa strutture che non sempre hanno un riscontro con il mondo là fuori. A posteriori possiamo identificarle con qualcosa che esiste in natura, per esempio una delle teorie più importanti della matematica moderna è quella delle “categorie” che non ha nessun corrispondente nel mondo fisico al momento.

 

Lei si sente più un matematico o un fisico?

 

Guardi, ho una laurea in Ingegneria Nucleare; ne ho presa una seconda in Matematica e, successivamente, un dottorato di ricerca in Fisica. Alla fine mi sono ritrovato a fare il fisico, ma i fisici teorici usano moltissima matematica, quindi forse mi scappa di dire che sono un matematico.

 

Com’è la situazione italiana rispetto a quella degli altri paesi in campo scientifico? Siamo davvero così indietro?

 

E’ terribile riguardo gli aspetti politici: noi abbiamo dei politici che sono insensibili alle scienze e alla ricerca, il che vuol dire che non impiegano risorse.

Abbiamo un gran numero di scienziati molto bravi qui in Italia, ma purtroppo spesso vanno a studiare nelle università straniere. Ad una riunione europea di scienziati la delegazione italiana constava di 3 rappresentanti, mentre c’erano almeno 30 italiani rappresentanti di università straniere. La fuga di cervelli è un fatto  reale, il 35% dei dottori di ricerca del politecnico trovano lavoro all’estero. Noi italiani spendiamo molti soldi per addestrarli talmente bene che vengono chiamati all’estero a lavorare per la concorrenza, quindi noi ne ricaviamo un duplice danno.

 

Che cosa direbbe a un neodiplomato che ha intenzione di scegliere la facoltà di fisica o di matematica?

 

In questo momento nelle facoltà scientifiche c’è un po’ di crisi di vocazione, perché sono piuttosto difficili. Però sono quelle che permettono di trovare lavoro, infatti secondo una statistica del politecnico il 93% dei laureati  trovano lavoro entro sei mesi dalla laurea, questo numero scende all’ 87% se togliamo gli architetti.

 

Esiste un approccio filosofico alla fisica o alle scienze in generale?

 

La scienza vera è filosofia. Bisogna dire che le teorie della meccanica quantistica sono sperimentali, e non solo una costruzione dell’ intelletto. Ma la speculazione intellettuale è filosofia pura.

 

E’ vero che la fisica è una scienza per approssimazioni?

 

In qualche modo sì, la fisica vuole essere falsificabile. Un caso storico è quello della nascita della relatività. Oggi si è verificato, a proposito di grandi processi naturali come la fotosintesi, che ci sono effetti di coerenza quantistica, quindi dovremmo inventarci una nuova teoria che vada anche al di là della fisica quantistica. Comunque l’attitudine di uno scienziato è quella di essere sempre coerente.

 

Lei ha cominciato la sua conferenza facendoci vedere delle immagini sull’universo. Che rapporto ha con l’infinito?

 

(ridendo) Un rapporto molto conflittuale. L’infinito è un processo, quando lei immagina un numero molto grande può sempre aggiungerne uno e ne otterrà uno ancora più grande, però è come se questo processo non esistesse,  certamente non è misurabile. Sappiamo che è un concetto che la nostra mente non è in grado di concepire.

 

E’ sempre attuale il dibattito fra scienza e fede, qual è la sua posizione?

 

Qualche anno fa ci fu uno studio dal quale vennero fuori dei risultati abbastanza divertenti: venne fuori che mediamente i biologi sono atei, i fisici sono agnostici, e i più credenti sono i matematici. La matematica è molto legata alle strutture formali, quindi probabilmente ai matematici vanno bene i vari riti liturgici, inoltre un matematico a differenza di un biologo non è abituato a confrontarsi con quegli aspetti della natura che sono l’evoluzione o comunque aspetti più Deterministici. Se dicendo religioso lei intende una religione confessionale allora io non sono religioso, con buona pace dei miei colleghi matematici, ma noi fisici, che crediamo che quello che succede là fuori si possa schematizzare in leggi, in regole e in equazioni che noi abbiamo compreso e creato, se vuole possiamo essere considerati i sacerdoti di questa forma di sacralità.

 

Un’ultima domanda: ha impegni per il 2013?

 

(Ridendo) Certamente, questa è una di quelle domande che non andrebbero mai fatte a un fisico. Da un lato è superstizione dall’altro una sbagliata interpretazione dei dati storici, i maya erano raffinatissimi conoscitori delle stelle, conoscevano le fasi di Venere con una precisione quasi uguale a quella della NASA, non avevano la meccanica Newtoniana, e  le loro previsioni erano basate su riti magici ma personalmente non credo neanche che volessero preannunciare la fine del mondo. Il 20/12/2012 spero di essere ancora fra i vivi.

 

 

Andrea Gallo Rosso (5A), Francesco Ghigo (4E)

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