Turchia, 15 aprile 2017
La folla è in subbuglio. “Referendum”. Sulle prime pagine dei giornali non si legge altro che questo. La gente è incerta, completamente in preda al dubbio. Sì o no? Le persone non fanno che domandarselo. Che cosa succederebbe se decidessero di votare a favore del Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan? Forse la Turchia sarebbe trasformata in una dittatura, forse il capo dello stato avrebbe semplicemente più potere. Oppure questo cambiamento renderebbe migliore il paese in cui vivono. I lati positivi, per gli amanti dei poteri forti, sono tanti: autorità necessaria a proporre leggi, nominare e destituire vicepresidenti, ministri e funzionari governativi. È sempre un bene che il potere sia in mano ad un uomo di cui il popolo si può fidare.
Oppure no?
Che cosa si sa di Erdogan? Nato ad Istanbul nel 1954, è stato sindaco della città dal 1994 al 1998 poi è diventato primo ministro fino al 2014, l’anno dell’elezione a Presidente della Repubblica. Un uomo, ormai, in politica da più di vent’anni. Questa l’immagine più gettonata.
È sufficiente però per affidargli tutto il potere? Il popolo è indeciso. Continua a chiedersi se sia saggia una scelta del genere.
Allora, forse è meglio scavare più a fondo.
Settembre 2008, scoppia lo scandalo Ergenekon, un colpo di stato che ha portato a centinaia di arresti. Il primo ministro viene coinvolto: un tentativo forse di maccartismo per frenare l’opposizione? Ancora tutti convinti che sia saggio affidare la guida del paese a queste mani?
Certo, il Presidente della Repubblica ha promesso di risolvere il problema curdo con un soluzione democratica e ha sostenuto l’Unione Europea per porre fine al conflitto. E questo colpisce la gente, sempre più propensa a votare per il “si”.
Ma se mancasse qualcosa all’appello? E se ci si dimenticasse una parte della storia?
Erdogan non è la persona che sembra. Nel 2015 ha interrotto la tregua e ha scatenato una violenta guerra contro il separatismo curdo, causando centinaia di morti. Per qualcuno l’accusa non è da poco, si parla di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”. Di questo, però, il Presidente della Repubblica si è dimenticato di parlare, durante la sua campagna referendaria. L’avrebbe messo in cattiva luce agli occhi dei cittadini.
Ora come la mettiamo?
“Tutte menzogne” pensano in tanti.
Turchia, 16 aprile 2017
È il momento di votare. Sì o no?
Per il 51,4% dei votanti non ci sono dubbi: di Erdogan ci si può fidare. Il Presidente della Repubblica ha vinto, ma il popolo è spaccato. Una differenza così risicata tra uno schieramento e l’altro, ci permette di affermare con certezza che tutto sia stato fatto rispettando le regole della democrazia?
Isabella Scotti