Fame nel mondo: questione di responsabilità.

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Fame nel mondoMonsanto, Syngenta, Yara. Tre multinazionali che, insieme a poche altre, controllano il mercato rispettivamente di semi, pesticidi e fertilizzanti. Questi oligopoli, come dichiarato dal segretario generale di ActionAid Marco De Ponte, hanno un ruolo determinante nella crisi alimentare nel mondo. Da quando, negli anni ’80, è iniziato il lento processo di accentramento del mercato agrario in poche mani – che oggi  ne detengono il 75% – il numero di piccole realtà agricole, soprattutto nei paesi meno sviluppati, ha iniziato a diminuire drasticamente in conseguenza al vertiginoso aumento dei costi delle materie prime.

Rispetto a vent’anni fa il consumatore medio deve pagare i prodotti alimentari in media il 2% in più mentre il produttore vede i suoi guadagni quasi dimezzati: il deficit economico finisce tutto nelle mani degli intermediari e il prezzo lo pagano, ancora una volta, i paesi che non possono permettersi una tale perdita. Così ha origine un forte squilibrio alimentare dovuto all’ enorme differenza tra i paesi più e meno sviluppati economicamente. Questo squilibrio alimentare in fondo si potrebbe evitare, dato che un terzo del cibo prodotto -circa 1,3 miliardi di tonnellate secondo FAO- non passa neanche dai piatti dei consumatori prima di essere buttato, ma è sicuramente più redditizio per i colossi alimentari indirizzare uno sproposito di cibo in eccesso nelle aree geografiche che possono comprarlo a miglior prezzo.

La fame del mondo, gli sprechi di cibo, tutta colpa delle multinazionali quindi. Ne siamo certi? O lo diciamo solo perchè non sappiamo, o meglio non vogliamo, renderci conto che il manico del coltello è dalla parte del consumatore? Sono la nostra mancanza di consapevolezza, ignoranza e indifferenza negli acquisti a favorire gli interessi delle multinazionali, siamo noi a dare loro potere. Ma quando sentiamo parlare di fame nel mondo non sentiamo la nostra parte di responsabilità, non vediamo le nostre colpe, non ci rendiamo conto che semplicemente prendendo coscienza delle nostre scelte potremmo fare un passo fondamentale verso la risoluzione di questi problemi. Cerchiamo di convincerci che tanto non saremmo noi a fare la differenza e le corporazioni diventano il capro espiatorio ideale. Uno schermo perfetto dietro cui nasconderci.

Gabriele Pujatti

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