In Italia la religione che va per la maggiore è, da sempre, il Cristianesimo cattolico. Anche se la fede rimane una realtà radicata tra i giovani, è sempre più facile trovare ragazzi che immaginano la religione come qualcosa privo di senso. Nel ventunesimo secolo, infatti, ha preso forma la convinzione che la realizzazione individuale sia solo nelle nostre mani, o – ancor meglio – che ogni cosa sia basata, più che su Dio, sul caso onnipotente.
Nella canzone “Idee Stupide” l’autore, Fabri Fibra, fa una riflessione molto profonda: “Mi hanno battezzato in chiesa tensioni e vari affetti/cresciuto in mezzo ai quadri con Gesù e gli angioletti/ una classica famiglia cristiana e i suoi difetti/ ed è per questo che quando bestemmi dopo ci rifletti e magari ti penti/questa è l’ultima prometti e giri il mondo disegnando Dio per terra coi gessetti/ma il diavolo entra in casa anche se tu non te lo aspetti”.
Nei suoi versi Fibra fa riferimento ad un percorso interiore di molti ragazzi, che crescendo si allontanano dalla fede cristiana: si definiscono atei pur dicendo bestemmie e blasfemie, usate come parolacce comuni, per sfogare l’emozione del momento. Non funziona così. Le parole hanno un peso, soprattutto quando trattano argomenti che sono delicati e da prendere con le pinze. Come dice Fibra: “Ed è per questo che quando bestemmi dopo ci rifletti e magari ti penti”; spesso per chi bestemmia si arriva ad un punto in cui sorge la domanda: Ma perché, se non credo in Dio, lo insulto? Che senso ha insultare un’entità inesistente? Se lo insulto significa che, in fin dei conti, ci credo? Forse. La bestemmia ha un valore liberatorio che le semplici volgarità non hanno. Ormai, la bestemmia è entrata a far parte del linguaggio comune, come fosse, appunto, una semplice parolaccia che lascia intendere lo stato d’animo di colui che la pronuncia. Purtroppo però una bestemmia non è una banale volgarità, come le parolacce: bisogna riflettere sulle parole che si pronunciano.
Fibra paragona il distacco dalla fede alla presenza del Diavolo. Si inizia a credere da bambini e il momento in cui la fede viene messa in discussione è l’adolescenza, punto di rottura con gli schemi per antonomasia; spesso succede che questo Diavolo vinca, incrinando la devozione religiosa di molti, o addirittura cancellandola completamente.
Con il tempo le tesi cattoliche sono state smontate e discusse, giungendo alla conclusione che alcune di esse sono totalmente estranee ai pilastri portanti della fede in sé. Personalmente credo che i princìpi siano più che giusti e che manchi solo una loro applicazione coerente, senza compromessi. Io ci credo. Credere o non credere, questo è il dilemma.
Fabio Cannizzo