Lo chiamano “Day Zero”, ed è il giorno in cui a Citta del Capo, Sudafrica, ci sarà zero acqua. Il fatidico giorno arriverà l’11 maggio. La causa? L’abbassamento del livello dell’acqua nelle dighe intorno alla città, dalle quali essa si rifornisce. Dal “Day Zero” in poi, i cittadini dovranno fare la fila per raggiungere 200 pompe dell’acqua necessaria a sopravvivere. Si potranno prelevare fino a 25 litri d’acqua al giorno.
Questo periodo di siccità in Sudafrica è iniziato circa tre anni fa. Dal 1933, si tratta degli anni più secchi mai stati registrati. Le dighe ormai sono vuote, l’acqua che serve alla città le riempie a mala pena. Nel 2015, prima che la crisi iniziasse, le dighe erano piene al 77%, ora, non rimane che il 17%. Inoltre, c’è stato un aumento intensivo della popolazione a partire dal secolo scorso, incremento che la capacità del sistema delle dighe non è riuscita a seguire.
L’accumulo di questi diversi fattori ha portato la città ad una grave crisi, resa ancor più preoccupante dal consumo poco attento dell’acqua da parte dei cittadini.
I tentativi di salvare la situazione sono arrivati in ritardo, sono stati applicati a rilento, tanto che ora Città del Capo è in una situazione critica. Le autorità si sono rese conto dello spreco troppo tardi. Ogni giorno, gli abitanti della città consumavano 500 milioni di litri in più rispetto alla quantità che avrebbero dovuto usare per evitare che le risorse si esaurissero. Gli interventi, però, sono stati messi in atto soltanto a ottobre dell’anno appena passato, nel tentativo di limitare i consumi. Sono state stilate delle liste, che comprendono i nomi dei maggiori consumatori: per loro, solo aspre multe.
Adesso, le persone sono costrette a docce brevissime, a perdite minime. Solo 87 litri d’acqua al giorno possono essere impiegati. Ben presto, il limite sarà ridotto a 50. Il peggio, però, c’è già: la popolazione non lo rispetta.
Come si è arrivati a questa situazione? La colpa sembra essere del Congresso Nazionale Africano (ANC), che non ha saputo intervenire nel momento in cui ancora era possibile tornare indietro. Inoltre, dal 2006, l’Alleanza Democratica, partito di opposizione all’ANC, governa la città, rendendo così difficile la collaborazione tra stato e comune. I leader dei diversi partiti, però, si stanno impegnando a cercare di risolvere il problema. In particolare Helen Zille, leader dell’Alleanza, ha definito che lo stato in cui oggi Città del Capo si trova potrebbe essere paragonato, per difficoltà e drammaticità, agli attacchi terroristici subiti dagli Stati Uniti l’11 settembre 2001. “Credo che restare senz’acqua sia una cosa molto grave, ci sono 4 milioni e mezzo di persone a Città del Capo. Se il sistema idrico municipale si prosciuga in una città di queste dimensioni, la situazione è molto grave. Non sto dicendo che sia più grave dell’11 settembre, ma dico che crea la stessa sfida di quella creata da una catastrofe come l’11 settembre, ma in un modo completamente diverso. Noi abbiamo più tempo per prepararci rispetto all’11 settembre ed è questo che fa la differenza e noi dobbiamo essere preparati”. Queste le sue parole.
Sembra inoltre che inizialmente l’impatto del cambiamento climatico non sarebbe dovuto arrivare prima del 2025. Invece, ci si trova a doverne affrontare le conseguenze quasi dieci anni prima. Salvo miracoli dell’ultimo minuto, Città del Capo rischia di diventare la prima metropoli di un paese sviluppato a rimanere senza acqua.
Isabella Scotti