Attenti a non inciampare!

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pietre d'inciampo25 gennaio 2019. Aula Magna del Convitto Nazionale Umberto I. Una mostra sulle Stolpersteine a Torino, organizzata e allestita in occasione della Giornata della Memoria dagli studenti della 4G in collaborazione con la professoressa Anna Maria Nosotti.

Quanti di noi fanno caso alla strada che percorrono quotidianamente se hanno il telefono in mano o la testa altrove? Quanta attenzione dedichiamo alla realtà e al mondo che ci circonda? La risposta della maggioranza, purtroppo, non è quella che ci si aspetterebbe. Richiamare l’attenzione nei momenti liberi della giornata, stimolare la memoria collettiva e dare un’idea di continuità storica: sono questi gli obiettivi del lavoro eseguito dall’artista tedesco Gunter Demnig, che ha portato all’installazione di oltre 56000 pietre d’inciampo (dal tedesco Stolperstein) in 24 paesi europei. Ma in che cosa consiste la memoria? Una targhetta d’ottone inserita nella pavimentazione stradale davanti ai portoni delle ultime abitazioni delle vittime dello sterminio nazista, con poche informazioni personali, come il nome, la data di nascita, il luogo di deportazione e la data di morte (se conosciuta).

A prima vista una luce intensa e contrastante dei proiettori colpisce gli occhi nella penombra dell’ambiente, creando una struggente inquietudine nei cuori dei visitatori. In questo modo tutta l’attenzione si sposta sui pannelli informativi esposti lungo il percorso. L’idea degli organizzatori, infatti, è stata quella di simulare una passeggiata in città, evocando attraverso l’uso di riprese fotografiche le pietre d’inciampo collocate sul pavimento con le informazioni di chi, probabilmente, nella vita non ha trovato neppure una degna sepoltura. Anche la collocazione dell’evento in un ambiente scolastico è simbolica: i crimini nazisti non hanno risparmiato nessuno, neanche i giovani, i cui sogni sono stati infranti da un profondo e incomprensibile odio scaturito dalle leggi razziali e messo in pratica dalle SS. Tra le biografie delle persone deportate una colpisce particolarmente: ”Franco Tedeschi nacque a Torino il 1° febbraio 1922 da una famiglia ebraica[…] in seguito alle leggi razziali del 1938 dovette abbandonare gli studi al Liceo classico ”Massimo d’Azeglio” […] morto a Mauthausen il 19 marzo 1945”.

Quest’iniziativa di commemorazione delle vittime del regime nazista, come molte altre organizzate in questi giorni, è volta soprattutto a fornire una vivida immagine di orrore e sofferenza, in modo da insegnare alle persone a non inciampare sugli errori del passato.

Artem Barsukov

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