Epidemia? Sí, di ignoranza

Tempo di lettura: 5 min

Coronavirus

Il caso “coronavirus” è esploso come una bomba: tutti, chi più chi meno, parlano di questa nuova malattia infettiva, riempiendo social, televisioni e giornali delle notizie più disparate. Tranquilli, non c’è bisogno di sistemare la mascherina: se fate parte delle tante persone che si stanno preparando per l’apocalisse, l’unica cosa di cui dovete preoccuparvi è il vostro giudizio critico.

Alzi la mano chi ha letto almeno una volta un post di un “illuminato” che vi ha aperto gli occhi su come le “Big Pharma” hanno creato questo virus in laboratorio per vendere più vaccini. Certo, ci sono stati casi sconvolgenti di case farmaceutiche coinvolte in diffusioni di malattie (per esempio la Bayer negli anni ’80 con l’HIV), ma per il coronavirus non ci sono prove e rimane quindi solo una chiacchiera da bar. Anche la teoria complottistica del coronavirus come arma di un attacco militare di natura biologica, scatenato per decimare la popolazione, non è affatto male. Ovviamente però chi sia stato il Paese mandante o in che modo abbia portato l’epidemia in Cina non è dato saperlo.

A parte affidarsi alle grida del “Non ce lo dicono!” o “È tutto un complotto!”, si possono trovare con poco sforzo altre fonti di divulgazione un po’ più attendibili.

Innanzitutto si può far riferimento allOrganizzazione Mondiale della Sanità, che aggiorna quotidianamente sul proprio sito la situazione del coronavirus. Altra fonte attendibile è il Ministero della Salute, il cui sito ha dedicato una pagina al virus con utili indicazioni operative. Infine c’è il sito web della Farnesina che dà una valutazione di rischio sullarea geografica, ma consente anche di scaricare un report molto chiaro e semplice.

Che cos’è quindi questo nuovo virus? I coronavirus in generale sono unampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave). Proprio per capire la pericolosità di questo nuovo coronavirus bisogna tenere in considerazione alcuni dati e confrontarli con la MERS e la SARS, patologie che si sono diffuse nei primi due decenni di questo secolo uccidendo molte persone e diffondendo, come oggi, una paura esagerata. La SARS ha provocato 813 decessi su 8.400 casi, con una mortalità quindi del 10% circa, mentre la MERS ha colpito 2.500 persone causando 858 decessi, con un indice di letalità del 30%. Stando ai numeri attuali, invece, il tasso di mortalità del coronavirus 2019 n-cov si attesterebbe poco sopra al 3%. Quindi, sebbene il numero di persone contagiate sia elevato (al 31 gennaio circa 10.000 persone confermate con 270 morti), il tasso di mortalità è al momento decisamente più basso rispetto a quello di SARS e MERS. Inoltre, dalle informazioni ricevute dalla Cina si evince che molte delle persone decedute avevano un sistema immunitario debole, come persone anziane o bambini.

Quanto dobbiamo preoccuparci quindi? Come dice anche il nostro Ministro della Salute Speranza, innanzitutto “no agli allarmismi”. Sebbene siano stati recentemente accertati due casi di coronavirus in Italia, l’allarmismo dilagante in Italia è senza dubbio esagerato. “La situazione è totalmente sotto controllo. Il sistema sanitario italiano è uno dei migliori del mondo”, ha dichiarato Speranza dopo che la notizia dei turisti cinesi contagiati a Roma a fatto il giro del web. Ha aggiunto poi che era normale che qualche caso arrivasse anche in Italia, come d’altronde è capitato nel resto d’Europa. Per limitare il contagio, inoltre, sono stati cancellati tutti i voli per la Cina e si stanno prendendo tutte le adeguate misure di sicurezza: sì alla cautela quindi, no all’ipocondria illogica.

“Stiamo assistendo a numeri limitati, con sporadici casi di trasmissione al di fuori dalla Cina, soprattutto se li paragoniamo all’epidemia di un qualsiasi virus influenzale nel nostro paese, con milioni di casi da dicembre ad oggi, oppure se consideriamo l’impatto delle polmoniti che curiamo nei nostri ospedali. È opportuno ricordare che la polmonite batterica, prima causa di morte per malattie infettive nei paesi occidentali, provoca ogni anno 11.000 decessi solo in Italia e che nel nostro paese ogni anno circa 5.000 persone muoiono a causa di complicanze respiratorie da influenza” spiega Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, e presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva. Anche l’Istituto Superiore di Sanità dichiara che non c’è bisogno di preoccuparsi troppo: “Probabilmente non siamo ai livelli di letalità della SARS, forse qualcosa di leggermente maggiore dell’influenza. I morti sono perlopiù anziani o affetti da malattie croniche, la differenza è che per l’influenza abbiamo un vaccino, mentre per questo no” ha detto dice Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’ISS.

L’allarmismo scoppiato in Italia tuttavia non si è limitato solo a comportamenti da ipocondriaci, come l’acquisto di massa di mascherine (tra l’altro prodotte proprio a Wuhan, centro dell’epidemia). La sinofobia, infatti, è in aumento in tutto il mondo col diffondersi del patogeno. Numerosi i casi di razzismo verso popolazioni asiatiche, dettati da una logica irrazionale che collega il virus a tutte le persone con gli occhi a mandorla. In Italia lultimo episodio di intolleranza è stato segnalato da Lala Hu, docente di marketing all’università Cattolica di Milano. Lala Hu ha raccontato su Twitter di aver subito vessazioni verbali su un treno da parte di due passeggeri che si lasciavano andare a commenti sinofobi, pensando che lei non potesse capire. È stata sempre lei a denunciare pubblicamente altri episodi, come quello in Alto Polesine, dove due fratelli non possono andare a scuola nonostante siano risultati sani perché i genitori dei compagni non vogliono bambini cinesi. Anche a Venezia è avvenuta un’aggressione in cui un gruppo di ragazzi ha sputato e insultato una coppia di cinesi in vacanza, mentre a Roma spuntano cartelli sulle vetrine dei locali che vietano l’ingresso a persone che siano giunte in Italia dalla Cina – senza distinguere, va detto, fra cinesi e no, almeno apparentemente. Non mancano inoltre avvisi sui social in cui si consiglia di evitare ristoranti o negozi cinesi, come se bastasse essere asiatici per diventare immediatamente portatori di virus.

Nel resto del mondo non va meglio: diversi sono i casi di diffusione di fake news riguardati le comunità cinesi in Australia, per esempio, o atti ostili nei confronti di asiatici in Gran Bretagna. Bisogna dire che una grossa responsabilità va data ai media che collaborano non poco al diffondersi del panico fra la popolazione.

Se non avete recentemente fatto viaggi in Cina, quindi, non c’è motivo di preoccuparsi. Il Ministero della Salute consiglia semplicemente di lavarsi bene le mani e di tossire coprendosi la bocca, nulla di diverso da quello che si fa tutti i giorni se si tiene ad avere un minimo di igiene e di decenza.

Se avete un po’ di tosse e siete ipocondriaci, le uniche persone che si devono preoccupare sono quelli che vi stanno vicino. Se invece utilizzate la scusa del coronavirus per comportamenti razzisti e xenofobici verso le popolazioni asiatiche, allora mi dispiace avvertirvi che il problema è molto più grave di quel che pensate: soffrite di una malattia gravissima, l’ignoranza acuta.

Elisa Buglione-Ceresa

292190cookie-checkEpidemia? Sí, di ignoranza