Quanto è fragile il nostro sistema? Un essere microscopico, grande qualche nanometro, è sul punto di mandare in crisi l’intera economia mondiale. Tra le tante, terribili conseguenze portate da questo coronavirus, abbiamo però ritrovato un dono prezioso: il tempo. Sembra interminabile, costretti in casa, senza aver più libertà di uscire. La verità è che abbiamo perso il valore del tempo, lo facciamo scorrere inesorabile programmandolo ora dopo ora, riempiendolo di attività per lo più futili. E adesso, con l’agenda chiusa in un cassetto, dobbiamo fare i conti con noi stessi. La paura di capire che tutta quella frenesia in realtà non serviva ci attorciglia le budella. L’inutile riempiva il vuoto e diventava necessario. Adesso, liberi da tutto, riusciremo a liberarci da noi stessi? Stare soli, con i propri pensieri, a riflettere. Scoprirci diversi, scoprirci cambiati. Chi siamo? Il peso dei rimpianti si fa sentire. Un mondo che non si ferma mai, adesso se ne chiede il motivo. Sappiamo ancora come spendere il nostro tempo, sapendo che non porterà un guadagno in denaro? Magari rifletteremo proprio sulla frase “spendere il tempo” e capiremo che non c’è nulla di più prezioso di qualche secondo, di qualche minuto in più, concesso per apprezzare questa vita. Sarà allora che ci alzeremo in volo e non avremo più mura, né catene. Sarà allora che saremo davvero liberi da questo sistema che ci obbliga a continuare ad andare avanti, senza fermarci a osservare, senza una pausa per assimilare. Ogni giorno sarà un tesoro, ogni momento custodito gelosamente, ogni contatto umano un regalo. Gusteremo un po’ di più il sole sulla faccia, faremo più attenzione alle risate degli amici, metteremo via il telefono per ricevere finalmente un abbraccio. Forse riscopriremo noi stessi nei libri, che ci danno l’opportunità di viaggiare ovunque. O ci faremo trasportare dalla magia della musica, dalla bellezza di un film. Saremo più umani, forse. Capiremo che non c’è distinzione di razza o di etnia, che ogni uomo è fragile, che chi prima discriminava il giorno dopo può essere discriminato, che nemmeno il più ricco è immortale.
O magari semplicemente ritroveremo quella bellezza che cantavano i poeti, quella spensieratezza di ballare come matti sotto la pioggia o di cantare alla Luna.
Alla fine di tutto, forse, torneremo alla vita di sempre. O magari no. D’altronde nella solitudine, nella totale mancanza di senso delle azioni, può succedere di tutto. Potremmo addirittura imparare ad amarci un po’, come singolo, come moltitudine.
Sembra un ossimoro, una contraddizione, eppure proviamoci: fermiamoci e iniziamo a vivere.
Elisa Buglione-Ceresa