Si commenta da sé

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immagine articolo cannizzoSocial e politica vanno a braccetto da molti anni: de facto i social sono le nuove piazze da comizio, in cui vengono espresse idee di ogni genere, ed è così che deve essere. Ciò non legittima, però, la diffusione di messaggi di odio, violenza o affini. Prima dell’arrivo della politica, o prima che se ne interessasse, i social seguiti da giovani erano coacervo caotico di idee, concetti e comunicazione che ha plasmato da zero le proprie forme. Si sono ritagliati uno spazio anche il politicamente scorretto e il moralmente discutibile, riscuotendo un discreto successo, se così si può dire. Poi cos’è accaduto? Le piattaforme hanno subìto il naturale bilanciamento delle cose, sono arrivati i moralisti (fra cui qualche politico). E fin qua tutto nella norma. Il problema quando si pone? Quando i moralisti perseguono l’obiettivo di eliminare dalla faccia di internet ciò che non gli va giù. Qui non va più bene. Cattivi moralisti.

Dopo questa piccola ricostruzione “storica” si può passare all’argomento più succoso: Simone Pillon. L’onorevole è un senatore della Repubblica, della Lega, che nel corso di questi ultimi anni, all’inizio timidamente, ha iniziato a farsi conoscere. Non è di certo uno dei leghisti più radicali, ma neppure fra i più moderati, ed alcune sue affermazioni possono far capire la caratura dell’individuo.

Simone Pillon, un Enzo Miccio al sesto Negroni, è un antiabortista, contrario all’utero in affitto, favorevole a politiche a sostegno della natalità, sostenitore delle cure universali per tutti, contrario all’accanimento terapeutico ma al contempo contrario all’istigazione o aiuto al suicidio, e vorrebbe introdurre il parental control su ogni dispositivo elettronico per impedire ai minori la fruizione di porno e filmati violenti. È un fervente cattolico – Gesù ci salvi! – ed inoltre crede a teorie complottiste come quelle che vaneggiano di ideologia di genere e di lobby gay che cercano di conquistare il mondo per sovvertire l’ordine naturale. Si batte per il sociale combattendo quel “Pride osceno” che è Sanremo e vuole abolire le puntate dei Griffin poiché ridicolizzano lo stereotipo del cristiano qualunque.

Come si diceva prima, non è fra i più radicali ma neppure fra i più moderati. Su alcuni temi di cui sopra si può essere d’accordo, gli altri si commentano da soli. Nell’ultimo periodo si è reso abbastanza ridicolo commentando Sanremo e i Griffin, prima dicendo che anche quest’anno il festival viene invaso da baci omosex, sermoni sulla bellezza della transizione sessuale, continuo ammiccamento LGBT, divetti trash che si impiumano e bestemmiano la religione cristiana…[…] Sono stanco di vedere il palco dell’Ariston trasformato in megafono per le follie Gender. Perchè il massimo evento musicale italiano deve diventare anno dopo anno una sorta di ossessivo gay pride? […] per poi focalizzarsi sul programma televisivo definendosi contento che l’amico Roberto Calderoli, col collega della Camera Belotti, abbiano presentato un esposto ad AGCOM contro l’episodio titolato Gesù Giuseppe e Maria della serie TV “i Griffin”, andato in onda in fascia protetta, in cui si irride pesantemente la fede cristiana, arrivando ai limiti della bestemmia. La blasfemia contro i cristiani rende sempre tanto e non costa nulla.Mi chiedo cosa sarebbe successo se il bersaglio fosse stato Maometto o la religione islamica. Il rispetto per gli altri comincia dal rispetto per la fede, e vale per tutti, credenti e non…

Applauso a Pillon, un classe ’71 che conosce i Griffin. Questi ultimi sono ormai per antonomasia un emblema della satira televisiva giovanile, in quanto scorretti, crudi, razzisti, omofobi e soprattutto critici della società che rappresentano, quella statunitense, rendendola ridicola in base ai suoi stereotipi. Si parla di stereotipi, Simo’. Rispettare la fede non significa non criticarla. Basta con il politicamente corretto, ha fatto il suo tempo; non c’è l’impellente bisogno di far conoscere a tutti la propria indignazione per qualcosa. Spoiler alert: a nessuno importa! E, per inciso, ogni persona normale che si trova a guardare qualcosa che non apprezza cambia canale, non si lamenta in piazza. Il vittimismo come retorica acchiappa-voti stancherà prima o poi, e smetterà di alimentare la solita e vecchia fomentazione di odio del “loro contro di noi”. Ogni questione di natura sociale è destinata al progresso, senza se e senza ma, è un processo inevitabile, perciò perché ostacolarlo?

È veramente assurdo il processo cognitivo di questi individui, conservatori, esponenti della destra reazionaria, rane e ranocchi dalla bocca larga (cit. Gozzini), e affini; non è così difficile capire che dare un diritto a qualcuno o permettere a qualcuno di esprimersi non limita assolutamente la propria libertà. Penso che in molti vorrebbero che alcuni elementi non si esprimessero, ma reprimerli denoterebbe un eccesso di autoritarismo e prepotenza. Dunque democraticamente ci si esprima e democraticamente si rispetti il diritto di esprimersi dell’altro, o al massimo lo si ignori. Così funziona, teoria vuole, per le persone comuni, e così dovrebbe essere per qualsiasi diritto garantito dallo Stato. Una delle contro argomentazioni più gettonate sono i bambini, l’effetto che avrebbe su di loro vedere certi comportamenti: e i baci omosex no, e le canne no, e i Griffin no, e i porno no. Però quando c’era il bollino rosso su Italia 1 per le puntate di C.S.I. nessuno diceva no: qual è la differenza? due pesi e due misure? Probabile, quasi sicuro. Tanti i fattori in ballo, ma esperienze destabilizzanti come la vista di un cadavere, seppure in un film, non hanno lo stesso peso di un bacio omosessuale, o dei Griffin, o di una scena piccante. I bambini spesso vengono utilizzati come una scusa per bocciare o promuovere dei decreti in merito a tali questioni, strumentalizzati come prime vittime della libertà altrui, ché – signora mia – probabilmente cresceranno deviati da questa crisi dei valori che stiamo vivendo, in fondo Dio è morto, e noi l’abbiamo ucciso, ma i bambini, povere e innocenti creature, non si toccano! Giusto, per carità, ma non sarebbe meglio educarli al mondo piuttosto che rinchiuderli sotto una campana di vetro e abbandonarli a loro stessi dopo averli svezzati? Con la conseguenza di averli resi un foglio bianco, da contaminare, con la paura di sporcarsi. Ciò detto, in genere i bambini attraversano la fase di ribellione nei confronti dei genitori (1 e 2): perciò, alla faccia vostra… Chiudiamo con un augurio: figli gay e comunisti!

Fabio Cannizzo

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