Il termine “femminicidio” si riferisce nel suo significato moderno all’uccisione di una donna causato dall’odio, dal senso di potenza e possesso verso il sesso femminile; infatti l’uccisione generica di una donna non rientra nella categoria dei femminicidi, che sono omicidi commessi in ragione del genere della vittima.
Questo termine venne introdotto nel 1990 da una criminologa americana, Diana Russell, e dalla femminista Jane Caputi, che ha dimostrato come alla base di tali crimini vi siano relazioni di potere tra i generi. Gli studi di criminologia hanno dato sempre più spazio, negli ultimi trent’anni, ai casi di femminicidio, in proporzione con l’aumento esponenziale di questi reati. I paesi in cui sono stati registrati i maggiori numeri di violenze contro le donne e femminicidi sono l’Iraq, l’Afghanistan e il Sud Sudan: in questi paesi la percentuale delle donne violentate è del 41/50 % (in Italia invece la percentuale è dell’11/20 %).
Purtroppo, negli ultimi anni si è sentito parlare nei telegiornali sempre di più di questi tragici eventi, ma quando è stato il primo femminicidio nella storia italiana? La verità è che i femminicidi fanno parte del nostro passato da molto tempo, addirittura fin dall’antica Roma, come ci insegna una vicenda riportata da Tacito, storico e senatore romano.
Nell’ anno 24 d.C. Apronia, moglie del pretore Plauzio Silvano, fu ritrovata morta da una schiava che avvertì immediatamente il padre della donna, nonché suocero di Silvano. Il suocero sospettò subito di Plauzio e portò il caso al cospetto dell’Imperatore Tiberio: Silvano, interrogato in stato di evidente confusione, raccontò che stava dormendo e che Apronia doveva essersi suicidata. Nessuno credette alla sua deposizione e perciò l’imperatore decise di andare a controllare il luogo del delitto, dove furono riscontrati chiari segni di resistenza. Plauzio Silvano venne incarcerato in attesa del procedimento giudiziario, ma, intuendone l’esito, si tolse la vita.
Il caso venne riaperto, qualche tempo dopo, con un nuovo processo contro una certa Numantina, prima moglie di Silvano, accusata di aver manipolato, con formule e filtri magici, l’ex marito per indurlo a uccidere Apronia, di cui lei era gelosa; non furono però trovate abbastanza prove e quindi la donna venne assolta. Accuse di questo tipo nell’Antica Roma erano ricorrenti, ma in questo particolare caso però si deduce che la famiglia di Silvano stesse cercando di riabilitare la memoria del defunto scaricando tutte le responsabilità su un’altra donna. Il caso rimase dunque, per certi versi, irrisolto; una cosa molto comune anche oggi nei casi di femminicidio.
Visto l’aumento dei casi di femminicidio, politici e società civile oggi provano fare la loro parte per migliorare la situazione. Ad esempio dal novembre del 2013 è in vigore una legge contro il femminicidio per tutelare le vittime di reati di violenza sessuale e domestica. Sono presenti anche movimenti più forti che cercano di eliminare e combattere i femminicidi e la violenza sulle donne. L’organizzazione più importante e famosa in Italia è il Telefono Rosa, associazione di volontariato fondata nel febbraio del 1988, con lo scopo principale di aiutare e assistere le donne vittime di violenza e maltrattamenti.
Carola Romano e Beatrice Sulis