Tutti, a volte, ci sentiamo soli, ma questo non è un problema.
Il vero problema è che a noi piace sentirci soli, o meglio, far sapere di sentirci così.
Negli ultimi anni, da quando informare più persone possibile delle nostre disgrazie è diventata una moda, è diventato anche bello avere dei problemi. Cerchiamo attenzioni e amiamo riceverle. Sembra quasi che ormai i problemi non si possano più definire tali, in quanto rappresentano una possibilità di realizzare quello che sembra essere il nostro obiettivo di vita. Rendere partecipi gli altri della nostra solitudine ci rende perfettamente comprensibili e degni di ascolto. Mostrare le nostre debolezze, i nostri problemi, fa soltanto credere agli altri di conoscerci meglio. Di più, consente di aggiungere agli auguri di compleanno frasi come “ti ho visto cadere e rialzarti” o “mi hai mostrato il vero te”.
Il più delle volte non abbiamo un reale bisogno di sfogarci, ma il pensiero di renderci protagonisti ci porta a estremizzare quelle che sono le nostre emozioni e i nostri sentimenti.
Se davvero provassimo ad affrontare i problemi ancor prima di presentarci come vittime sacrificali, quando ricapiterebbe di essere al centro dell’attenzione per un p0’, anche solo nel nostro gruppo di amici?
In fondo, il nostro desiderio è quello di sentirci importanti, lasciare un segno in più persone possibili.
Come non pensare alle parole di Thomas Stearns Eliot, quando scrive che “la maggior parte dei problemi del mondo sono causati da persone che vogliono attirare l’attenzione”.
Giulia Trevisan