Hamas e i palestinesi

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Se da un lato la sinistra, quantomeno europea, tende a condannare solo Israele, dall’altro vengono trascurati aspetti della politica interna palestinese che giocano un ruolo altrettanto importante nel limitare la libertà della popolazione palestinese. 

Tra chi manifesta a favore della Palestina è spesso diffuso un appoggio idealistico ad Hamas, probabilmente nel timore delle conseguenze che potrebbe avere un prendere le distanze o criticare questo il Movimento Islamico di Resistenza. Sebbene nella mente di alcuni questo possa sembrare una lotta caratterizzata da ideali moralmente etici e giusti, tuttavia non ci si rende conto di come la vera libertà arriverà per la Palestina solo quando sarà libera da ogni tipo di oppressione, compreso l’autoritarismo di Hamas. 

Oggigiorno c’è un’attrazione romantica per la “lotta armata” e questo si traduce nel supporto da parte di un certo tipo di sinistra ad Hamas e all’attacco del 7 ottobre, come fosse una data di rivoluzione da festeggiare. La sinistra però dovrebbe essere per la pace, non per la guerra, che si tratti di Israele o di Hamas. 

Affermare che il 7 ottobre abbia portato una grande attenzione sulla questione palestinese è senza ombra di dubbio corretto. Tuttavia supportare l’attacco di Hamas, e dunque la strage di civili che ha causato l’ennesima escalation del conflitto, è insensato. 

Non tanto perché se Hamas non avesse attaccato per primo non ci sarebbe un genocidio in atto a Gaza – questo dipende soltanto dalla politica disumana sostenuta da Israele – ma perché gli stessi palestinesi sono sempre più in disaccordo con Hamas e la sua decisione di lanciare quei missili.

Nel periodo che va da dicembre 2023 a settembre 2024, come riporta il Palestinian Center for Policy and Survey Research (PCPSR), il consenso per l’attacco del 7 ottobre di Hamas è calato dal 72% al 54%, con percentuali particolarmente basse registrate nella Striscia di Gaza (39%). 

Proprio il fatto che a Gaza la percentuale sia così bassa è significativo. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che una buona parte di palestinesi sia convinta che, se Hamas non avesse mai bombardato i territori israeliani, oggi Gaza sarebbe più vivibile. 

Di certo non si può paragonare lo sterminio di civili da parte di Israele al ruolo che gioca Hamas a Gaza e in tutti i territori palestinesi; tuttavia questo silenzio da parte della sinistra sulle azioni di Hamas è nocivo e non si può condannare Israele in nome della libertà dell’uomo senza condannare anche Hamas. Sebbene si possa pensare che una critica al governo palestinese possa indebolire ulteriormente la posizione della Palestina e possa intaccare la causa per cui si battono centinaia di attivisti in tutta Europa, è anche vero che la popolazione della Palestina, in particolar modo quella di Gaza, non è poi così contenta del governo di Hamas: dati ricavati da alcuni sondaggi condotti in Palestina dal PCPSR mostrano come il consenso verso il partito stia progressivamente calando da dicembre 2023. In Palestina non manca il dissenso, semplicemente la censura non permette alle forze di opposizione di parlare. 

Proprio per questo la sinistra – che promuove libertà e democrazia – dovrebbe condannare anche Hamas, oltre al genocidio in atto.

Solo il 36% della popolazione palestinese supporta Hamas, a fronte di un buon 35% che non si schiera con nessun partito: indice di come Hamas rappresenti un gruppo politico (terroristico, secondo i più) in guerra, ma non la popolazione. 

Bisogna prendere coscienza del fatto che Hamas non è la Palestina, e viceversa.

Sofia Carluccio

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