Bloody Hell è il mio primo vero cortometraggio. I lavori precedenti, per quanto impegnati, non hanno soddisfatto me come neanche il mio amico e co-regista Flavio Sonetti. La complessità dell’insieme, l’attenzione a ogni minimo dettaglio – anche il più impercettibile – mi sono costati un intero trimestre scolastico (me sventurato!), ma ne è valsa la pena. Ammirevole inoltre, devo dire, la disponibilità e la pazienza dell’ottanta per cento del “cast”, che si è prestato per intere giornate, anche solo per una scena (in alcuni casi, addirittura, della durata di uno o due secondi). Che dire, invece, delle protagoniste? A mio modesto parere, sono state semplicemente sbalorditive. E non è assolutamente un pro forma: i loro ruoli richiedevano notevole fluidità della lingua inglese (per non parlare della pronuncia impeccabile), elevata capacità di movimento e, soprattutto, resistenza al freddo umido autunnale. A dirla così sembra una cosa da ridere, ma vi assicuro che non lo è affatto: recitare, per di più combattendo in stile kung-fu, nel bel mezzo del torinese parco Leopardi (che si fa passare per una sorta di foresta pluviale) a novembre è difficile. Perché questo periodo? Non avevamo alternativa, l’idea mi era venuta durante l’estate e il primo bando di concorso a cui intendevo iscrivere il corto finito scadeva a fine 2010. Sofia Carpinteri, nei panni della soldatessa americana, e Bianca Viano, la naughty girl della situazione, possedevano tutti i requisiti di cui avevo bisogno: la prima, appena tornata dalla California, era ancora fresca di inglese americano; la seconda … (sarà talento?) ha fatto la sua parte come se fosse un qualcosa di estremamente naturale.
L’essere stato selezionato tra i finalisti dello YoungaBOut Film Festival di Bologna mi riempie di orgoglio. Non è Hollywood, certo, ma è il mio primo riconoscimento nazionale in ambito cinematografico (tralasciando alcuni spot pubblicitari risalenti dello scorso settembre) e questo, per il momento, è sufficiente a rendermi fiero non solo del mio lavoro, ma anche del fantastico rapporto costruito con il cast e i collaboratori esterni. Un grazie particolare va a Francesca Malandrone, preziosissima direttrice della coreografia. Fondamentale il suo aiuto, specialmente per la “sicurezza” sul set: in scene come quelle di Bloody Hell, non volevo che le mie due “dive” si facessero male sul serio. Francesca, cintura nera di karate ed esperta in combattimenti, in poco meno di due ore ha impartito loro una lezione accelerata di body movement, in modo che, nelle scene più violente , non si toccassero nemmeno. All’effetto dell’impatto ci ha pensato poi il montaggio.
Jacopo Scano (4B)