In cerca d’eroi

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roberto_benigni_rai_v_canto_inferno1Eroi. Ce n’è sempre un disperato bisogno. Qualcuno che faccia sperare la gente, che si immoli come testimone del giusto quando nessuno ha più il coraggio di farlo. Qualcuno che si sacrifichi per gridare che qualcosa non va e anche se per ogni dove spuntano nemici e fantasmi, continui a lottare, senza arrendersi.
Perché gli eroi per essere tali hanno solo due vie d’uscita: la vittoria o la morte.
Anche l’Italia oggi ha disperatamente bisogno di un eroe. 13 000 persone mercoledì sera al Palaisozaki di Torino si sono radunate in cerca di un eroe. Forse inaspettatamente, ne hanno trovati due. Uno dei nostri tempi e uno dal passato, che attraverso un’unica opera, un’unica serata hanno ridato il sorriso e un po’ di speranza a quegli Italiani venuti in cerca di consolazione per aver troppo amato un paese folle. Un paese che non è più Italia. Che è diviso, anche se diversamente, come sette secoli fa, marcio di corruzione, ingerenze fuori luogo, mancanza di morale, parola che sta diventando tristemente obsoleta. Come sette secoli fa … Quando Dante, come quei 13 000 italiani si sentiva stringere il cuore, un padre deluso dalla figlia tanto amata.dante Mercoledì sera, quello stesso dolore, quella stessa Commedia, hanno preso vita nelle parole e sul volto di Roberto Benigni, se sia stato frutto di un’abile recitazione o piuttosto di un sincero rammarico è difficile a dirsi. Ma una cosa è certa, tre parole son bastate a far piombare sul Palaisozaki una profonda amarezza : “Ahi serva Italia”. Perché chi è italiano, chi si sente davvero italiano, sa che L’Italia della mafia, della Costituzione a piacimento, delle incessanti bustarelle, dei programmi televisivi della disinformazione, degli scandali politici, dell’evasione fiscale, degli scherni esteri … Non è Italia. E come quegli Italiani, uniti (finalmente) sotto il tricolore, anche Dante aveva coscienza che l’Italia vera sarebbe dovuta essere ( e dovrebbe esserlo tutt’ora) “donna di province” e non “bordello” (termine quasi profetico).
Così l’invettiva del sesto canto del Purgatorio si è levata, è diventata voce di un popolo che in occasione del suo centocinquantesimo alza la testa verso lo specchio dei festeggiamenti e non si riconosce più. Ma vorrebbe, oh se vorrebbe, essere fiera di essere italiana. Ed ecco la grande opera di bene di questi due personaggi: Dante e Benigni, eroi inaspettati, hanno permesso mercoledì sera a 13 000 italiani di sentirsi un po’ meno scemi nello sperare in un’Italia perfetta, giusta, civile … italiana insomma.

Eugenia Beccalli (4F)

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