Cellule staminali e banche: forse un futuro migliore

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Se ne è parlato poco, sempre solo per affrontare problemi etici, ma una scoperta incredibile ha sconvolto la scienza qualche anno fa nell’ Università di Harvard e nell’Istituto di Medicina dell’Università di Wake Forest, nel North Carolina. E in questo caso lo sconvolgimento è avvenuto in campo medico, con la scoperta delle potenzialità delle cellule staminali. Due parole che possono sembrare più complicate di ciò che in realtà rappresentano, ma che costituiranno la base di numerose cure a malattie ancora incurabili, spesso mortali. Infatti, benché al giorno d’oggi la maggior parte dei trapianti di media difficoltà vadano a buon fine, ci sono ancora molti organi che se colpiti da determinate patologie, quali il cancro non possono essere sempre sostituiti, senza contare i rischi di rigetto da parte dell’organismo. Ed è proprio qui che le staminali rappresentano una fonte di speranza incommensurabile: queste cellule, rare nell’uomo già sviluppato, ma copiose nell’embrione e nel feto in via di sviluppo hanno la particolare capacità di non essersi ancora “specializzate”; infatti ogni parte del nostro corpo è costituito da determinate tipologie di cellule, ognuna con una struttura che le permettere di adempiere ai suoi doveri nel funzionamento dell’organismo. Ma le cellule staminali, non essendosi ancora specializzate, possono essere usate come “jolly” per la rigenerazione di gran parte dei tessuti del nostro organismo, altrimenti irrecuperabili.

I problemi etici insorti dai possibili benefici di questa scoperta hanno riguardato soprattutto il reperimento di queste cellule dall’embrione: per la loro cattura difatti si rende necessaria la distruzione di una blastocisti, un embrione non ancora cresciuto sopra le 150 cellule; tale embrione è ritenuto da alcuni un primitivo, od almeno potenziale, essere umano, la cui distruzione equivarrebbe all’uccisione di un essere umano già concepito. Proprio per questo alcuni governi hanno vietato o posto rigide limitazioni a questo genere di ricerche. Ma una svolta inaspettata ha forse evitato il problema: il sangue presente nel cordone ombelicale dei neonati. Questa sostanza infatti pare contenga le preziose cellule che benché presentino delle piccole differenze da quelle embrionali, potranno essere conservate per un eventuale utilizzo futuro, nel caso l’individuo ne necessitasse. Questa scoperta ha così dato il via ad un mercato medico in via di sviluppo: le banche per la conservazione di cellule staminali. E non si deve pensare a un fenomeno su piccola scala. In Cina e in Svizzera per esempio ve ne sono diverse, pronte ad accogliere clienti da qualunque paese. Il costo per la crioconservazione si aggira attorno ai mille euro versati subito, più una cifra sui duecento euro da versare ogni anno. In cambio la banca offre spesso anche il delicato servizio di trasporto delle cellule fino in ospedale in caso di bisogno. Vi è anche un rimborso in caso di non utilizzo di queste, benché minimo.

Nella speranza che la ricerca riesca ad approfondire ciò che c’è da sapere su questo argomento, lasciando fuori il più possibile speculazioni e simili, ora dobbiamo solo guardarci attorno e cercare di scegliere bene per i nostri figli: banca o non banca? Ai futuri genitori l’ardua sentenza, fra problemi etici e morali.

 

Eugenia Beccalli (2F)

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