E’ difficile non sentirsi chiusi in questi mesi. Alla claustrofobia collettiva contribuiscono in parte il freddo e i magici muri scolastici che spariscono per ricomparire più numerosi regalandoci ogni mattina una nuova emozione. Ma sono altre le barriere, più imponenti e più preoccupanti che sembrano levarsi ogni giorno più alte, barriere invisibili e quindi ignorate, ma molto più pericolose di qualunque muro. Barriere d’ignoranza, che impediscono alla stragrande maggioranza della popolazione di capire che fine stanno facendo i propri soldi; barriere di voluta disinformazione, che dice e non dice e quel che dice non chiarisce; barriere fra il mondo dei “big”, che reggono le redini del carro del mondo, e le persone comuni, i buoi che tirano avanti il carretto in questione; barriere che separano una realtà, dove il denaro è fatto di numeri, da un’altra , dove il denaro è una banconota che deve portare una famiglia a fine mese; barriere insomma che dividono il pragmatico mondo del reale da quello economico, dove le sostanze sono insostanziali e le cifre sostituiscono il pane. E’ tale la situazione che verrebbe quasi voglia di tornare al baratto, per avere finalmente sotto gli occhi e fra le mani una ricchezza tangibile. Ma le barriere si possono rompere e in Spagna migliaia di indignados hanno già preso il martello; un martello pacifico, democratico ma pur sempre un martello. E’ il momento di sfondare qualche muro e chiarirsi le idee su cosa si cela dietro.
Eugenia Beccalli (5B)