Dopo “tangentopoli”, “vallettopoli” e “calciopoli”, siamo ora nell’era di “neutrinopoli”. Era stato chiaro sin da novembre che la questione della velocità dei neutrini (maggiore persino di quella della luce!) avrebbe causato non poche critiche e dubbi da parte di tutta la comunità.
A capeggiare il corteo degli “indignados” c’era stato Albert Einsten, seguito a ruota da Usain Bolt, ma i più maligni avevano liquidato la manifestazione come una ricerca di attenzione da parte di chi non si trova più sotto i riflettori.
Le acque hanno finito, dunque, per acquietarsi e nulla sarebbe cambiato se i carabinieri non avessero fermato, pochi giorni fa, un ricercatore del Gran Sasso per evidente stato di ebbrezza; rinchiuso una notte in cella per fermo cautelare, il poveretto si è lasciato scappare una frase alquanto compromettente: “la gara è stata truccata!”.
I controlli sono subito partiti e le autorità svizzere allertate: nel giro di una sola giornata, al CERN è stato trovato un gran quantitativo di anabolizzanti che, si suppone, siano stati adoperati per dopare i neutrini prima della gara, mentre nel Gran Sasso la polizia ha riscontrato una chiara manomissione del cronometro, probabilmente operata dal giudice di gara ora sotto accusa, che avrebbe ulteriormente agevolato la vittoria delle particelle.
La società ha scelto di osservare il silenzio stampa, ma il mister ci tiene a precisare che « il malfunzionamento sopra citato non si ripercuote in nessun modo sul nostro operato».
La più grande rivincita se l’è presa, tuttavia, il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che dopo aver giocato la schedina (e perso) commenta acidamente su Twitter: «Non ero l’unica a sbagliare, mi fa piacere». Avrà preso troppo alla lettera il detto “mal comune mezzo gaudio”.
Giulia Porcellana