Tutta questione di colore. Tratto da una storia (fin troppo) vera

Tempo di lettura: 3 min

High fiveIgnorante” penso.
Eppure non mi dà neppure il tempo di prenderlo a calci mentalmente che quello si volta con la faccia più truce che riesce a fare e mi chiede se gentilmente posso ripetere.
Mannaggia alla mia boccaccia, quella parola non l’ho semplicemente pensata! Anzi, senza rendermene conto, mi sono infilata in una questione senza fine con uno sconosciuto incontrato sul pullman. Penso di minacciare una denuncia per oltraggio verbale alla decenza pubblica, ma se decido di metterla sul piano giuridico avrebbe, a buon ragione, molto più diritto lui a parlare di “oltraggio verbale” e non credo che la stupidità sia, per ora, considerata un’attenuante.
Quindi inizio la mia battaglia: «Scusi, forse mi sarò confusa, ma credevo che la conversazione fosse aperta a tutti quanti. Lei ha egregiamente illustrato il suo punto di vista e la sua incontinenza nei confronti dei così detti immigrati e io le rispondo che è un ignorante. Non mi fraintenda, non lo dico certo per insultarla: a quello pensa già molto bene da sé. Voglio solamente dire che lei è ignorante in quanto “ignora” molte cose. La sua visione del mondo è ristretta ad una minuscola porzione che lei chiama “mio”. Beh, sa cosa le dico? Che se ha così tanta paura che le venga tolto dovrebbe andar subito a controllare che non glielo rubino!
Scommetto che lei è uno di quelli che si lamentano anche dello Stato, delle tasse, delle pensioni sempre più basse e dei prezzi sempre più alti senza, tuttavia, muovere un dito per cambiare le cose. Anzi, ne sono sicura come sono sicura che non riesce neppure a capire che i colpevoli di tutto ciò sono l’avarizia ed il denaro stesso che le fa pensare a quell’infinitesimale straccio di terra come suo e di nessun altro!
Considerata la sua età già avanzata mi aspetterei ora qualche frase come “i giovani d’oggi non portano più rispetto” oppure “non esistono più le mezze stagioni”.
Vedo che al collo porta una croce che mi fa pensare che sia credente: mi dica, lei crede nell’uguaglianza di tutti gli uomini? e nella pietà? nel rispetto, nell’umiltà, nella generosità? Non sono concetti che ho inventato sul momento, li insegna la Bibbia! O pensa che si salverà solo grazie all’obolo lasciato ogni domenica ai preti? Gli stessi preti che stuprano i nostri bambini! Ah, a proposito di bambini: io li mangio, sa sono comunista! Per quale motivo mi guarda così male? Ha iniziato lei con i luoghi comuni sostenendo che tutti gli immigrati sono o ladri o puttane.
Forse la verità è che lei non ha un grande senso della vita e della sua preziosità e se non vuole che la prossima volta che la incrocerò le ricordi la sua stupidità le consiglio la lettura dell'”Utopia” di Moro, nella speranza che lei capisca qual è il modo migliore per interagire con gli estranei.»
Cavolo, torno a pensare, ora come minimo mi uccide!” Sapete invece cosa ha risposto? No, non lo sapete e non lo so neppure io perché questo discorso non è esistito che nella mia mente. Quell’ignorante l’ho davvero semplicemente pensato e invece che avere un vecchietto indignato in più, c’è solo un’altra famiglia di stranieri umiliata che in silenzio ha sopportato i discorsi del signore.
Durante quello stesso silenzio ho odiato la mia viltà e mi sono ripromessa di mettere almeno per iscritto il mio personalissimo no al peggior male d’Italia: il razzismo.

Giulia Porcellana

87240cookie-checkTutta questione di colore. Tratto da una storia (fin troppo) vera