Più poveri senza latino ₁

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LatinLoverCari, affezionati Umbertini,

mi rivolgo alle nuove leve, ai giovani studenti in procinto di iniziare una carriera scientifica o classica tra le mura del nostro Convitto, ma lancio un appello anche ai veterani, ai più grandi che ancora sono alle prese con studi liceali e ancora hanno tra le mani le redini del loro futuro.

Vi scrivo calandomi nelle vesti di una giovane zia o di una vecchia cugina: vi scrivo spinta dalla mia desolante esperienza.

Studiate il latino! Studiate anche il greco, ma il latino di più! (Spero non mi prendiate sul serio.)

Siete tenuti a farlo, per tre ottime ragioni: dovete studiare il latino per sfruttare fino all’ultima goccia i competentissimi insegnanti che lavorano per voi; dovete studiare il latino per dare speranza ai futuri (si spera) insegnanti come me, alle prese con esami titanici e un’estenuante burocrazia; ma soprattutto dovete studiare il latino per voi.

La mia è anche una forma di espiazione: da vera adolescente fessa, quando anche io ero un’Umbertina, non studiavo. Poco da fare: non studiavo. E poi la grammatica è ostica, troppa fatica. Un anno e mezzo fa ho dato la maturità: seconda prova: un disastro, ancora oggi mi mangio le mani.

Doppiamente fessa, perché oltre a scamparla ogni anno con immeritatissimi sei, condividevo per cinque ore a settimana l’aula con professori dai quali potevo imparare tantissimo, lasciandomi ogni volta, ogni settimana, ogni anno scappare l’occasione. È come andare ad un buffet –qualcuno ha preferito chiamarlo “Convivio”-  gratuito, pieno di succulenti ed elaborati piatti, e tornarsene a casa con la pancia vuota.

Ora studio lettere moderne e mi rendo conto di quanto il latino ed il greco siano importanti, fondamentali, per capire cosa si scrive, per capire cosa si legge. Non credo che la mia sia una deformazione dovuta al fatto che ogni giorno mi trovo a scartabellare anticaglie, credo anzi che, da neo-addetta ai lavori, io abbia assunto una visione un po’ più critica della questione rispetto al sentito e risentito “sono solo lingue morte”.

Anche in un mondo che va verso una sempre più rapida modernizzazione, verso lo studio di lingue in espansione per il commercio e le relazioni politiche, la comunicazione resta un cardine della vita di tutti i giorni. E senza un’adeguata preparazione su cosa sia la nostra lingua siamo tutti troppo manipolabili perché siamo in balia di informazioni non comprensibili fino in fondo.

 

₁. Titolo di un articolo di Tristano Bolelli, LA STAMPA, numero 271 (6-12-1985)

 

Annalisa Chiodetti

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