Il razzismo. Sempre e comunque?

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Per chi non lo sapesse, qualche tempo fa in Canton Ticino, é nata una polemica riguardo ad un titolo che ha destato scandalo nell’opinione pubblica: “Troppi neri in nazionale”. Questo articolo, apparso su un settimanale domenicale e scritto da un presidente di un partito locale, esprimeva il suo disappunto riguardo ai cambiamenti “cromatici” della rosa della nazionale svizzera di calcio. La reazione é stata immediata ed é stata fatta denuncia per razzismo.

Come sappiamo tutti, il razzismo é sempre esistito, fin dal tempo delle tribù primitive, in cui vi era l’idea del “noi”, di un’identità diversa dagli altri. La formazione di un gruppo, comportava, e comporta tuttora, la nascita del concetto di estraneo, di straniero e di diverso, di qualcuno fuori dal gruppo, che non abbia gli “standard” per farne parte. Questa emarginazione ha portato alla xenofobia, la paura di questi stranieri-diversi, poi al razzismo, ma sono idee che si rifanno al concetto di gruppo, sono il non-gruppo; lo si può notare in qualsiasi ambiente della vita quotidiana, la scuola o le amicizie, per esempio: si formano i gruppetti che tra di loro non si parlano. Non c’é quindi da stupirsi se questi comportamenti si verifichino ad un livello più alto come le regioni, le nazioni o le popolazioni, potremmo quasi ritenerli comportamenti naturali. E ce ne sono di persone che ritengono questi comportamenti (fini solo all’odio, al dolore e alla violenza), naturali. Questi ragionamenti primitivi dovrebbero essere superati dalla società moderna, ma non c’era bisogno dell’articolo sopraccitato per dimostrare il contrario. Di per sé il concetto di razzismo non sta in piedi, è ridicolo quanto una discriminazione in base al colore degli occhi, come se l’articolo fosse stato intitolato “troppi occhi azzurri in nazionale. Sono entrambe discriminazioni, il primo caso è punibile per legge, mentre il secondo è tutelato dalla libertà di stampa. Quindi si potrebbe legare il razzismo alla libertà di opinione, alle leggi che sono instaurate in quasi tutte le costituzioni del mondo. Una persona, secondo queste costituzioni, potrebbe quindi essere liberamente razzista e ritenere altri uomini o altre razze inferiori, senza infrangere leggi perché é libero di dire ciò che vuole, in teoria. Ma sono stati introdotti dei limiti a queste libertà ideate nell’800, dopo i fatti che hanno sconvolto il mondo un secolo più tardi. Ci sono voluti 26 milioni di morti dovuti ad un’ideologia delirante e razzista come quella nazista. La discriminazione del Terzo Reich ha fatto capire quanto fosse stupido distinguere le classi sociali in base alla razza, alla provenienza o alle ideologie. La seconda guerra mondiale ha risvegliato la coscienza del mondo intero, l’ha incamminato verso un lento cambiamento dei suoi principi e dei suoi ideali, lentamente, per fare un esempio, dalla fine della guerra e l’abilitazione al voto dei neri negli stati uniti ci sono voluti 20 anni. Ma le cose non sono cambiate granché, i razzisti continuano ad esistere e, e é triste dirlo, forse esisteranno sempre, con molti altri tipi di discriminazioni, quella paura del diverso che l’essere umano si porta dietro da milioni di anni continuerà ad esistere. Molte altri scalini sociali sono stati appianati durante la storia, come quella tra mancini e destri, oppure non sono mai esistiti. Una delle cose più stupide che possano esistere, il ritenere una razza superiore alle altre, ritenere un gruppo migliore di altri, non per meriti o demeriti, ma per caratteristiche che oltretutto non dipendono dall’individuo. Cosa devono pensare questi “diversi” di noi occidentali? Bianchi sfruttatori, guerrafondai e razzisti, ma tu, lettore, lo sei davvero? Non si può fare di tutta un’erba un fascio, inutile dirlo. Concludendo, vorrei farvi fare una riflessione. Facciamo che il mondo é basato sulle razze e sulla discriminazione. I neri non possono giocare a calcio, i mancini non posso fare i giornalisti, quelli con gli occhi celesti non possono guardare la televisione, quelli con i capelli rossi non possono guidare la macchina, ecc. In pratica una persona, quando nasce, sa già cosa può fare e cosa no, ha già il cammino segnato. Quindi é giusto distinguere persone in base al colore della pelle?
Qualcuno continuerà sempre a farlo, perché gli farà comodo.

 

Tatiana Martini (1C)

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