Qualche giorno fa, mi è capitato di discutere con un “alternativo”, dotato della sua bella Kefiah bianca e rossa, sul reale significato di questo indumento. Mi ha preoccupato che nessuno dei motivi esposti riguardasse la guerra israelo-palestinese: le persone che indossano abitualmente la Kefiah dovrebbero perlomeno sapere perché lo fanno.
Di conseguenza mi è sorto il dubbio che questa ignoranza accomuni numerosi adolescenti e mi sono adoperato per ricercare alcune informazioni basilari di carattere storico sulla famosa Kefiah, sul suo utilizzo e sul suo significato.
Il nome di questo particolare copricapo palestinese deriva probabilmente dalla città di Kufa (Al Kufha – Iraq), ma è anche chiamato “Ghutra” -specialmente in Arabia Saudita e in Bahrain-, “Shemagh” o “Hatta” in altre regioni.
La Kefiah è tessuta in seta, cotone, lana, a seconda delle esigenze e di come viene indossata. Tradizionalmente, infatti, la Kefiah è trattenuta attorno alla fronte con l’ “egal”, una fascia di cotone intrecciato.
Altri la indossano dispiegandola per intero e avvolgendola attorno alla gola, quasi come una comune sciarpa. Un ‘altra maniera di indossarla è quella di piegarla a triangolo e porla sulla testa facendo in modo che ricada sulla nuca da un lato e sulle spalle con gli alti due. Esistono diversi tipi di Kefiah da quella ‘tradizionale’ a scacchi neri e bianchi, a quelle verdi e bianche o anche rosse e bianche. L’abbinamento dei colori rappresenta l’ ideologia politica di chi la indossa : la Kefiah bianca e nera, comunemente considerata come un simbolo del popolo palestinese, è associata all’ OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina)e ad Al-Fateh, due movimenti socialisti.
La Kefiah bianca e verde, colore associato all’ Islam, è anche associato ad Hamas, il movimento fondamentalista islamico. La kefiah bianca e rossa rappresenta invece il movimento d’ispirazione marxista-comunista per la liberazione della Palestina.
In occidente ha inizialmente lo scopo di essere indossata come segno di solidarietà verso il popolo palestinese, anche se oggi in parte si è persa questa prima intenzione ed è diventata una moda.
Storicamente la Kefiah è un simbolo del patriottismo degli anni ’30 associata alle aree rurali e in contrapposizione al fez, anch’esso copricapo di origine araba delle aree urbane. Fu adottata da molti palestinesi durante la Grande rivolta Araba. Nella città di Jenin il suo uso fu talmente discusso dai britannici da spingere un generale inglese ad imprigionare tutti coloro che la indossavano, proposta che poi venne fortunatamente bocciata dai suoi superiori.
Anni dopo la Kefiah divenne tratto caratteristico di Yaser Arafat (24 Agosto 1929- Clamart, 11 Novembre 2004, premio Nobel per la pace nel 1994), il quale raramente è stato visto senza, la indossava in maniera tradizionale ovvero sulla testa trattenuta da un egal. Un’ altra grande figura palestinese che diede visibilità alla Kefiah è Leila Khaled, appartenente all’ ala armata del fronte Popolare per la Liberazione Palestinese, diventata famosa in occidente dopo il dirottamento del volo TWA804.
Le migliori foto la ritraggono mentre porta la Kefiah alla maniera delle donne musulmane, avvolta intorno a testa e spalle: gesto piuttosto inusuale ( e originale) se si pensa che è un indumento comunemente associato alla virilità araba.
Al giorno d’oggi, nel mondo occidentale (Europa centrale e occidentale e città principali degli Stati Uniti) la Kefiah è diventata un semplice accessorio di moda, indossato alla stregua di una sciarpa disinteressandosi completamente sia dell’aspetto politico che del valore simbolico – idealistico proprio di questo indumento per le popolazioni Arabe.
Guglielmo Cortese (2F)
Si ringraziano per la collaborazione Elena Castiglioni, Giulia Porcellana, Marco Tavassoli (4A)