Salve ragazzi! Scommetto che, se non avete ancora sentito le solite voci di corridoio (ne dubito), vi starete chiedendo che fine abbiano fatto le prime che di tanto in tanto sono sparite dal convitto, eh? Lo sapevo. Le voci di corridoio sono sempre all’ordine del giorno, ma c’è sempre qualcuno che non tiene il passo e resta indietro. Dunque, dicevo: in questi giorni ogni tanto sono sparite un paio di prime. State tranquilli: non siamo stati sequestrati e non abbiamo marinato la scuola in massa! Ci hanno semplicemente portati al Parco Avventura di Candia. “Wow! Che fortuna…”, diranno molti di voi, che sanno cosa sia un parco avventura o magari ci sono già stati; “Eh? Di che parli?”, dirà chi non conosce questi parchi o chi, alle parole “movimento”, “avventura in prima persona” e “ginnastica” casca dalle nuvole o se la da a gambe (come la sottoscritta, tanto per fare un esempio). Quindi, ad uso e consumo di tutti gli estranei ai parchi avventura, vedrò di spiegarvi per sommi capi la situazione. Mercoledì 28 settembre la 1D e la 1E sono state portate nello sperduto e sconosciuto paesino di Candia. Il suddetto paesino sperduto e sconosciuto ospita un parco avventura, che offre ai suoi visitatori principalmente quattro attività: nuoto in piscina (purtroppo, praticabile solo nel periodo estivo), arrampicate e percorsi sugli alberi, tiro con l’arco e kayak. I percorsi sono suddivisi in sette livelli di abilità, che per convenzione vengono contraddistinti da colori come le piste da sci, ad esempio rosa, verde, blu, arancione, rosso e nero. Alcuni di noi sono stati così coraggiosi da provare tutti i percorsi, fino al nero, il più difficile (a 12 metri d’altezza!), e ovviamente c’è stato anche chi (io) è arrivato solo fino al blu (4 metri). Cortesemente non chiedetemi come ci sia riuscita perché sto ancora tentando di capire come sia arrivata fin lì … Al termine di arrampicate, pausa pranzo e sacrosanto e meritatissimo intervallo, finalmente ho trovato anch’io un’attività in cui non uccido nessuno (me compresa), sempre che non ci si piazzi in traiettoria di freccia: il tiro con l’arco. E’ davvero divertente, soprattutto se si fa centro…! Peccato solo che, dopo gli archi, siano arrivati i kayak, e qui viene il bello: i miei compagni si sono divertiti da matti, nonostante siano tornati a riva con i pantaloni bagnati (dall’acqua, s’intende!). Pilotare un kayak non è facile come si può pensare, soprattutto se il/la kayakista è un disastro completo nonché pericolo pubblico in qualunque attività fisica (escluso camminare: fin lì ci arrivo anch’io). Non per niente, dopo due, dico due pagaiate, sono volata in mezzo alle alghe del lago (TREMENDO!). Risultato della nuotata settembrina? Un brutto raffreddore e la scoperta che il mondo lacustre visto dal basso non è molto piacevole, soprattutto se non ci sono 40°C e le alghe tra i capelli, che non sono esattamente il massimo del comfort. Comunque, a parte la mia personale visitina ai pesci, ci siamo divertiti tutti. Quindi, se vi capita l’occasione, la gita è consigliata e il divertimento assicurato! Il peggio che vi può capitare è di cadere in acqua o non riuscire a muovere le braccia il giorno dopo…
Alberta Ivaldi (1D)