A lezioni di umiltà

Tempo di lettura: 2 min

Il Festival di Sanremo è, indipendentemente dalle opinioni di alcune persone, la trasmissione televisiva più seguita in Italia. Ultimamente, però, l’evento è diventato rappresentazione del basso livello culturale diffuso tra i giovani d’oggi. Scollature e spacchi sempre più vistosi che scendono dalla scala, sempre meno parole spontanee e sempre più rappresentazione teatrale della cultura di un paese in cui sembra contare più l’apparenza della capacità di saper parlare in pubblico senza bisogno di leggere un gobbo scritto da qualcun altro. Quest’anno qualcosa è cambiato, un’imitatrice magistrale, capace di far ridere anche senza dire una parolaccia ogni due parole e senza mancare di rispetto a nessuno, è apparsa sul piccolo schermo. Tra i presentatori c’era anche Madalina Ghenea, un’ attrice rumena bellissima, ma anche intelligente, in grado di sviare l’attenzione da un abito troppo succinto che sarebbe potuto sembrare volgare. Ma la situazione non è del tutto migliorata in quanto Gabriel Garko sembrava non riuscire a mettere insieme due parole senza leggerle (oltretutto male) dal copione. Ci si chiedeva chi fosse lo straniero tra i due co-presentatori. Sicuramente però il momento più emozionante in tutte le cinque serate non è stato il medley tra tutte le canzoni vincitrici, ma l’esibizione del Maestro Ezio Bosso, un pianista torinese malato di SLA, tra i musicisti più apprezzati dal panorama internazionale, che ha commosso tutto il pubblico con un esempio di forza di volontà e coraggio. Ha infatti incantato molte persone con le sue parole, dette a scatti e talvolta ricorrendo ai gesti, che facevano capire la vera essenza dell’amore che questo pianista prova per la musica. Il Maestro Bosso è riuscito, nonostante i suoi problemi, a non leggere una parola dagli aiuti suggeriti dagli autori, ma a tenere un discorso lasciandosi guidare dall’ispirazione. I suoi movimenti veloci, non completamente fluidi e controllati si sono però interrotti non appena le sua mani hanno sfiorato i tasti del pianoforte: la melodia è fuoriuscita dallo strumento senza imperfezioni, come se l’artista riuscisse a comunicare tutto ciò che non è riuscito a dire durante il suo discorso a causa della malattia, quasi come si fosse aperta una valvola di sfogo. Una vera lezione di umiltà che ci insegna a non giudicare l’apparenza, in quanto anche il pianista nonostante tutte le sue difficoltà riusciva a liberare una melodia così emozionante. Ma ovviamente qualcuno ha cercato di sminuire la splendida esibizione: infatti una pagina facebook di satira ha affermato che si stupiva del fatto che anche un uomo con disabilità potesse avere una pettinatura così brutta. Il musicista ha immediatamente risposto dicendo che era stato lui a pettinarsi prima dell’entrata in scena in quanto non vuole apparire disabile agli occhi degli altri e vuole sentirsi più autonomo possibile. Insomma, il Maestro Ezio Bosso ci ha veramente insegnato come non arrenderci mai davanti alle difficoltà e che, qualunque cosa accada nella nostra vita, non dobbiamo mai abbandonare le nostre passioni. Grazie Maestro.

Andra Gallo, Davide Maletto (1D)

273330cookie-checkA lezioni di umiltà