A pochi metri dal Big Bang

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... alla scoperta della Particella di Dio

... alla scoperta della Particella di Dio

E’ un martedì mattina. Uno di quei martedì mattina grigi, tipici delle mattinate torinesi. L’aria frizzante sferza una quarantina di visi assonnati. Sono quegli studenti di quinta estratti di fortuna dal cilindro dei numeri del registro. Un’élite insomma. Selezionata appositamente per partire in una “toccata e fuga” in terra svizzera, o meglio, in terra a cavallo tra Francia e Svizzera. Pochi perché pochi erano i posti disponibili.  In circa 36 ore fuori casa, il programma prevede un passaggio con molta ‘nonchalance’ dall’Italia alla Francia, alla Svizzera, alla Francia di nuovo, alla Svizzera e un’altra volta alla Francia, prima di poter dire nuovamente “Italia!”. I passaggi avvengono repentinamente tanto che tutti smettono tutti di chiedersi dove sono di preciso. Si preferisce un vago “Ginevra” oppure “CERN”. I cellulari impazziscono. I gestori telefonici non sapendo più chi, dove, quando, come, perché, ormai mandano cinque messaggi alla volta dando ogni volta il benvenuto in un altro Paese, ma in realtà non è chiaro a nessuno quale Paese esso sia. Sono solo consapevoli di essere i pochi – estremamente! – fortunati ragazzi e ragazze i cui numeri d’ordine, con cui compaiono nel registro, sono saltati fuori consentendo loro di partire. Una rapida spedizione a – relativamente – pochi chilometri da qui: Ginevra, patria dei meccanismi d’orologeria migliori al mondo, della cioccolata più buona, ma non solo. Infatti; qual è l’obiettivo della loro missione? Capire che cosa succede nel più grande e potente anello presente sulla Terra. No, non è quello de “Il Signore degli Anelli” e no, non è grande perché è di una star hollywoodiana! E’ un enorme anello, la sua circonferenza è 27 km, ed è posto sotto terra, a circa 100 metri dalla superficie. Cos’è? E’ l’LHC: l’acceleratore di particelle del CERN. Insomma, una cosina da tutti i giorni! E se, invece, scoprissimo che potrebbe davvero far parte della nostra vita di tutti i giorni? Effettivamente sui giornali, non più di un annetto fa, si parlava di un disastro, una sorta di fallimento totale, uno spreco enorme di soldi, energie e cervelli … Un vero e proprio cataclisma nel mondo scientifico! Di cosa si chiacchierava nelle prime pagine di quotidiani e non? Dell’ LHC, appunto. O meglio; del primo tentativo di far lavorare l’LHC a ritmi prima impensabili per l’uomo, per arrivare a capire i misteri più affascinanti che ci impediscono, al momento, di conoscere tutto a proposito dell’Universo. Era il 2008. Molti di noi all’epoca, forse, non sapevano neanche di preciso cosa fosse una particella; insomma, già a partire dal nome abbiamo qualche problema concettuale: Large Hadron Collider. Va bene che è inglese, ma non che dicendolo in italiano, la situazione possa cambiare di molto, in meglio. “Grande Collisionatore di Adroni”, ecco quello che vuol dire. Anzi, ecco qual è la traduzione. Che è più corretto. Quindi, dell’ LHC dovevano già averne sentito parlare quei baldi diciottenni in spedizione di ricerca, ed era così, ma arrivando al CERN, la piccolezza dell’uomo è emersa ulteriormente: l’Universo è troppo grande e i suoi misteri troppo profondi ed irrisolti. E quegli studenti, provenienti in gran parte dal Liceo Classico, che cosa potevano capire in mezzo ad un intrigo di tubi, magneti, particelle, adroni, protoni, ioni, neutrini e antiparticelle? Ben poco! Per fortuna, ogni tanto, c’è chi, con le parole più semplici del mondo, riesce a rendere espliciti dei concetti difficili persino per il più sveglio “d’entre nous”. Ed è così che grazie a delle guide davvero brillanti – scienziati, fisici, e persino informatici! – quella quarantina di studenti di quinta si è immersa nei misteri più reconditi dell’Universo, nelle teorie più audaci e negli esperimenti più potenti, e tutto per capire il segreto che si cela dietro l’evento, senza ancora una spiegazione totale, che ha dato origine al nostro Universo: il Big Bang. Potrebbe sembrare un argomento trattato già mille volte – non è dalle scuole elementari che le maestre ci chiedono, nelle interrogazioni, qualcosa a proposito della “Grande Esplosione”? – eppure, al CERN, viene compiuta una ricerca nuova. E’ il “cosa è avvenuto nei primi istanti dopo il Big Bang” che interessa gli studiosi coinvolti in questi progetti. E, nel frattempo, mentre il Bosone di Higgs, meglio conosciuto come Particella di Dio, che avrebbe scatenato la formazione dell’universo, non si fa per il momento vedere, i fisici stanno compiendo altre numerose scoperte a proposito di ciò che conosciamo. O che, in realtà, non conosciamo affatto. E’ così che sono andati incontro all’antimateria, una sorta di alter ego della materia così come la conosciamo noi: stessa massa, stesse particelle, ma cariche invertite. Protoni negativi ed elettroni positivi, si potrebbe sintetizzare. Sembra quasi una scoperta fantascientifica – se poi si pensa che antimateria e materia si annullano a vicenda quando entrano in contatto… – ma andando al CERN, o anche solo interessandosi un istante alle ultime, recentissime e non, scoperte scientifiche, si scopre che tutto questo è, veramente, il futuro del nostro mondo. Un esempio sono i macchinari, anche in campo medico, che sfruttano queste scoperte, il WEB che è stato inventato proprio nei laboratori del CERN e così via. Un team di fisici provenienti da tutto il mondo che, non troppo lontani da noi, lavorano e cercano e faticano, per andare oltre il solito “Deriviamo dal Big Bang, miei cari ragazzi!” e lo stereotipo del “Esiste solo materia”. Potrebbero essere visti come visionari, gente che si chiede dove sia finita l’antimateria che c’era, ma che poi è sparita, gente che “non ha di meglio da fare”. Speculazioni. Al CERN è reale ricerca, per una comprensione delle cause e un futuro migliori. E se ne sono accorti quei quarantotto ragazzi che, nel giro di 36 ore, sono entrati nel mondo della fisica più complicata e affascinante al tempo stesso, e che, però, forse non ne sono usciti. Solo i gestori telefonici li hanno avvertiti che non erano più a cavallo di Francia e Svizzera, dove erano solo 100 metri sopra l’acceleratore più grande e potente del mondo, in cui avvengono centinaia di milioni di scontri tra particelle ogni secondo.

Veronica Sgobio (5B)

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