A proposito di (in)human body … rispondo

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Il conservatorismo è legittimo, il giudizio è necessario, ma la perpetuazione di ciò che con tanta fatica è stato superato, portata agli estremi, diventa reato, non per legge, ma per le orecchie di ogni malpensante di questa terra. La risposta è riferita all’articolo “The (in)Human Body”.
Citiamo pure Banksy (forse un po’ troppo “pettinato” per l’argomento), come potremmo chiamare in causa un pallido orinatoio di Duchamp o qualche (in)discreto dipinto di Basquiat. Ebbene: come si può citare un poeta dello squallore, del contrasto, dello scandalo e della perversione e poi scrivere: “…dove la scintillante attrattiva del morboso è celata sotto un’apparenza scientifica…”? (Tralascio il “che puzza di lavaggio del cervello” in quanto evidentemente fuori luogo). Cosa avete ancora, nel 2013, contro il morboso? Cosa avete contro lo schifo, contro lo squallore, contro la violenza? Perché non dovrebbe essere celata sotto un’apparenza scientifica?
Cito ancora: “… il senso dell’umano e del buon gusto brutalmente violati…”
?
Un Babbo Natale appeso alla finestra è di cattivo gusto, esattamente come i cetriolini al caramello (li ho comprati in Canada, non chiedetemi perché). Ma il sentimento, il sentimento di aberrazione e repulsione che trasuda da quei corpi, VERI, e sottolineo VERI, è al di la del buono o del cattivo gusto, ed è ciò di più orribilmente umano che io abbia mai visto. Noi viviamo bene, non conosciamo che marginalmente il mondo, quello VERO, e la violenza di cui è fatto, che non è affatto inumana purtroppo, al contrario, è la cosa più umana che ci sia. Non sto parlando di Bene o Male, ne di giusto o di sbagliato e nemmeno ho interesse a fare qualunquismo. Sto parlando di realismo, non realismo a metà, non realismo critico. Quello VERO. Solo accettando e conoscendo la realtà, in quanto tale, si può agire e giudicare. La violenza è realtà, lo schifo è realtà, il morboso è realtà e non si può scappare dalla realtà. Anche se non ci piace.
Il giudizio è legittimo, l’ho già detto, il denigrare e l’ignorare la natura reale dell’uomo, il negare l’umano, è illegittimo e pericoloso.
Non ci è più lecito educare attraverso slogan e dogmi, non ci è più lecito semplificare cose difficili, come il concetto di umano, perché sono difficili per un buon motivo. Sono difficili perché sono la chiave di lettura più oggettiva che abbiamo di un mondo che ci sta sfuggendo di mano, costruito su fondamenta non più solide, che non abbiamo più i mezzi e le conoscenze per ricostruire. Il rischio è evidente: la superficialità e la chiusura mentale conseguenti a una qualunque visione delle cose impostata su affermazioni di cui non si conoscono a fondo le basi, la semplificazione portata avanti nel nome di un’etica e di una morale che non è la nostra, ma che è quella del mondo da cui veniamo, in cui siamo nati e cresciuti, che ci è stata appiccicata addosso senza che noi potessimo farci niente e che solo attraverso un realismo, vero, forte, acritico, possiamo scardinare e ricostruire.
Molto bella e molto ben scritta l’ultima parte dell’articolo. È un giudizio. Che non condivido, ma accetto e capisco.
Chiuderò esprimendo il mio giudizio, oltre alle critiche già esposte, citando un altro poeta della sfilza di Banksy, solo un po’ meno pettinato, che coglie perfettamente quello che voglio dire:

Schiele Crouch nude girl“…25 anni fa c’era sempre una battona
con una membrana su un occhio, che era troppo grassa
e faceva campanule d’argento con la stagnola
delle sigarette. allora il sole sembrava più caldo
anche se forse non era affatto vero…”
Charles Bukowski, Come un crocifisso nel pugno di un morto

The Human Body non è la più bella esposizione che io abbia visto, ma mi ha colpito e l’ho considerata arte. L’ho considerata arte proprio perché cela questo “morboso”, questa umanità travolgente dietro ad un’APPARENZA scientifica, perché concordo, non è altro che apparenza. Non è nemmeno un’arte voluta, affatto. Ma questa tensione, questa convivenza impossibile di elementi così assoluti e così incompatibili, la loro natura involontaria, imprevista, la rende sottile, dirompente e unica.
È come la battona di Bukowski. Le sue campanule d’argento, fatte con la stagnola delle sigarette non la rendono un’artista, ma il contrasto tra la sua figura abbruttita e logorata dagli anni e dalla vita e la sua arte semplice e luminosa, di bambina, la rende tale.
Abbiamo bisogno di contrasto e di contraddizione, per comprendere quanto questi stessi termini ci stiano distruggendo ormai in ogni campo, abbiamo bisogno di un assaggio delle “brutte cose” di cui siamo stati così fortunatamente privati, o non potremo fare altro, per nostra stessa colpa, che subirle inermi come bambini.

Pietro Pagliana (5F)

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