Martedì 19 settembre, durante l’ora di alternativa alla religione cattolica, insieme alla mia insegnante ho letto un’intervista a C. G. Yung, uno dei padri fondatori della psicanalisi. Sono rimasta perlomeno perplessa, in quanto questo famosissimo conoscitore dell’animo umano si è espresso in modo assai poco lusinghiero nei riguardi delle donne, con affermazioni a mio parere raccapriccianti (“la donna che parla tanto pensa poco”, “lo scopo della donna è l’uomo”, “la realizzazione della donna è la famiglia”).
Da qui è nata l’idea di strutturare un semplicissimo questionario anonimo da somministrare alla mia classe e ad un campione di allievi di II, III, IV e V, escludendo le classi prime, per comprendere se il maschilismo è ancora radicato o meno nei giovani di oggi. Gli intervistati dovevano semplicemente dichiarare il proprio sesso e l’appartenenza all’anno di corso.
Dalla rielaborazione dei dati raccolti è emerso che di 48 allievi intervistati, 22 erano ragazzi, 20 ragazze e 6 non hanno voluti dichiarare il proprio sesso. Di questi 48 ragazzi , 5 di sesso maschile e 1 di sesso femminile, tutti appartenenti al II anno, hanno risposto con poca serietà alla domanda aperta; e 10 su 48 non hanno voluto rispondere alla domanda 11. Pochissimi ragazzi conoscono il movimento femminista e ancora meno conoscono l’articolo 37 della costituzione, che recita :
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.”
Dal questionario si evince che quasi tutti gli intervistati sono convinti che esista, almeno nella nostra scuola, una totale parità tra ragazzi e ragazze. Meno di 10 ragazzi ritengono che il problema della parità tra uomo e donna sia solo appannaggio di altre culture. Circa 15 studenti ritengono che agli uomini e alle donne vengano offerte le stesse opportunità lavorative. Molti studenti di II hanno reagito in modo infantile alla somministrazione del questionario, in III sopratutto le ragazze hanno trattato l’argomento con serietà e impegno. In IV e V tutti, ragazzi e ragazze, si sono impegnati a rispondere con serietà e convinzione.
Che dire? La sensazione che ho provato è che quasi tutti, a parole, sono convinti che non esista disparità fra i sessi, ma non tanto dalle risposte quanto dai risolini e dalle battute fatte ho ricavato l’impressione che la strada da percorrere sia ancora lunga. E se questo avviene in un liceo immaginiamoci in altri ambienti…
Elena Squillero