A ruota libera

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Sono odiose le persone da cliché.  Sono odiose perché sono prevedibili.

Ma la cosa che più irrita delle persone da cliché, è che sebbene sia talmente evidente che il loro modo di agire sia sempre strumentale ad un fine mirato, esse sono comunque in grado di apparire spontanee.

E quindi sono in fondo circondate da un alone di fascino irresistibile:  quella naturalezza controllata, il modo di  muovere le mani, lo sguardo sempre e inevitabilmente sicuro  della propria falsità; eppure la loro forza è pazzesca, e  il carisma vien da sé.

Cosa attrae realmente di codesti individui? Forse la sfrontatezza con cui manifestano la loro, sebbene criticabile, quasi invidiata scelta?

Difficile a dirsi, sarebbe necessaria una vena di sincerità profonda e persino ingenua. Una sincerità che purtroppo non è propria di nessuno, vuoi per il perbenismo di cui siamo intrisi – oh, un cliché – che impedisce quindi una totale schiettezza nelle considerazioni o ancor peggio nei pensieri.

Un’autocensura che con arroganza ostacola la nascita di riflessioni lucide e razionali sulla vera essenza delle persone da cliché, badando bene al fatto che  l’unica conoscenza da loro concessa sia quella dell’apparenza, con la speranza che le due non coincidano.

Quindi la sfida che vi pongo, cari lettori, è proprio questa: provate a disinibire la vostra mente da tutti questi canoni e stereotipi  almeno per un istante. Concedetevi la possibilità di andare oltre idee già impostate – o imposte? – e  fantasticate, sognate, lasciate correre la vostra immaginazione.  E siate pronti a veder crollare dei miti, che ormai non hanno più spazio tra le stelle. … Magari lasciategli un posticino giù, vicino alla mangiatoia delle mucche.

Chissà che magari, per un istante, non proviate quella strabiliante sensazione indescrivibile da parole stampate: altrimenti finirebbe per perdere la sua unicità, degenerando così,  tragicamente, in un puro cliché.

 

Gemma Nicola (5D)

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